“La nostra coscienza, al di fuori di alcuni punti del corpo abitati frequentemente, è molto limitata. In un’esplorazione si analizza la sensibilità senza scopo. Quando si ascolta la pesantezza, la restrizione, come per magia la sensazione di compressione cade molto velocemente e altri ritmi si presentano. Sensazione di elasticità, di rapidità, di luce, di assenza di peso, sensazione di contorni, di integrazione dell’ambiente spaziale e molto di più. Quando la difesa del corpo è sostituita dalla tattilità, si rivela il mondo energetico. Dapprincipio sentirete la vostra mano localizzata, poi essa si rivela illimitata.
La sensazione abituale del corpo è una difesa. Per rendersene conto, bisogna essere presenti a questa reazione. Non si tratta di cercare di sentire volontariamente il corpo energetico […], ma si tratta di vivere coscientemente il corpo come difesa, pesantezza, senza dinamismo per cambiarlo. Naturalmente questo corpo si trasforma. […]
Il lavoro sensoriale porta a capire che un’immagine è sempre rappresentata in termini di senso. Esso provoca un’impressione corporea: la si sente. L’immagine che porta la depressione, la tristezza, la gelosia, è una sensazione. Trascurate la rappresentazione e vivete con la percezione tattile. La pratica del lavoro corporeo dà modo di aprirsi alla sensorialità delle immagini. Quando soffrono per la morte della loro nonna, quasi tutte le persone non sentono il loro corpo, o almeno trascurano questo disturbo. In conseguenza a un approccio corporeo […] a serrarsi non c’è più immagine, solo una percezione che lasceranno vivere in essi. […]
Quando siete sufficientemente sensibili, resta solo l’approccio sensoriale. Fintanto che non è veramente risvegliata la sensibilità del corpo, questo resta un concetto. […]
Quando si approfondisce la sensazione corporea, certi strati saranno eliminati. Non c’è niente da fare per questo, è inutile andarli a cercare. […] Il trauma cade tramite la sola radiazione del corpo. […] Gli attaccamenti e le nozioni apprese si dissolvono. […] Sentirsi a proprio agio dove ci si trova – se si possiede denaro, con denaro; se non se ne possiede, senza denaro; se si è in un ambiente violento, nella violenza; se si è in un ambiente spirituale, in questo spazio spirituale… non c’è più scelta. […]
Continuate ad abbandonarvi. […] Quel che avete ascoltato camminerà nelle numerose regioni del cervello e, un giorno, una forma di chiarezza, di conclusione appare in voi. Invece, nominando, volendo ricordare, andate a selezionare, personalizzare, scegliere il nome, la forma della situazione.
Lasciatevi fare… È arrivato per conto proprio, non siete andati a cercarlo […]. Siate disponibili […].
Lasciate il corpo vibrare, parlare, e la danza continua… Inutile andare a cercarla. Se è presente, vivete con essa. Non siete tristi: sentite la tristezza. Non siete ansiosi: sentite l’ansia. Non avete paura, sentite la paura. Sentire la tristezza è una carezza. […]
L’emozione non ci impedisce di essere tranquilli: al contrario, è lei che ci porterà alla tranquillità. È la tensione del corpo che permetterà di prendere coscienza su cosa è veramente la distensione. In questa distensione, la tensione appare e ci rivela a sua volta la distensione, permettendoci di verificare cosa è libero in noi. […]
Tutto quel che è sentito ci conduce alla tranquillità. […] La maggior parte degli esseri umani non riesce a funzionare così” (pp. 227-234).
– Da: Yoga tantrico. Asana e pranayama del Kashmir – Eric Baret
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– http://www.lameditazionecomevia.it
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