Meditazione deriva dal latino meditatio, che indica l’azione di meditare, di riflettere, di pensare. La radice è tratta da medius, che è in mezzo, al centro, centrale, poi da medius fidius che deriva dalla espressione “me Dius fidius” (sulla mia buona fede, in fede mia, per Dio! – ndr), sottintendendo juvet, che invece esprime i concetti di certo, certamente, senza dubbio, con certezza, infallibilmente …
Come si può vedere, le radici etimologiche classiche latine del termine meditazione implicano un’azione la quale all’origine era considerata infallibile, certa, quindi centrata …
In qualche modo è paragonabile alla freccia che raggiunge non soltanto il bersaglio, ma il suo stesso centro …All’origine si trattava del suono che provoca la freccia quando si pianta nel centro del bersaglio, … Quindi la meditazione non consiste nel non fare niente o nel far finta di non fare niente, ma al contrario nell’ “agire centrato” o agire con la coscienza del centro …
Per i taoisti si tratta del famoso Wuwei che si dovrebbe tradurre come “non-intervento” o “noningerenza” poiché si parla di “agire cercando di non intervenire”… Usando l’immagine dell’arco, della freccia e del bersaglio, Wang Yang Ming spiegava che il Wuwei consiste nell’atto essenziale del tiro: lo scoccare la freccia.
Quando l’arco è saldamente tenuto nella mano, la corda tesa al punto giusto, il bersaglio mirato con cura e l’intenzione è mobilitata, tale scoccare consiste nel non intervenire, quindi nel rilasciare la tensione del corpo liberando lo spirito …
Allora la freccia, guidata dal soffio … e dall’intenzione … vola verso il bersaglio in un movimento infallibile (Dong) e ne raggiunge il centro (Zhong).
In questo caso il “non-intervento” (Wuwei) dello scoccare la freccia permette l’azione (Wei) … Si parla pertanto di “agire senza intervenire” (Wei Wuwei).
Sotto questa condizione il tiro veniva considerato come una forma essenziale di “meditazione”. Questo è uno dei motivi per cui il Liji (Libro dei Riti) e il Shujing (Classico dei Documenti) consacrano vari capitoli al tiro con l’arco …
Il termine sanscrito per meditazione nel senso di “agire centrato” o “agire con la coscienza del centro” è Dhyana …, termine che si è via via trasformato in Thyana, poi in Chan’na in Cina e infine in Zen’na in Giappone … Chan’na ha dato origine al termine cinese Chan e Zen’na a quello giapponese Zen …
Siccome si trattava di agire, in seguito è apparsa la distinzione tra agire in piedi (Zhan Chan) e agire seduto (Zhou Chan). Questi termini furono impropriamente tradotti con “meditazione attiva” e “meditazione passiva”.
Invece la meditazione è sempre azione, sia da seduto che in piedi! … In Giappone come in Cina si fece una distinzione tra in piedi (Ritsu Zen) e seduto (Za Zen) e si affermò che andavano praticate ambedue, poiché insieme rappresentano l’equilibrio, quindi il centro …
Questa antica saggezza sembra essere scomparsa, se è vero che oggigiorno la “meditazione” consiste spesso nello star seduto e smettere ogni attività.
A questo punto bastano un po’ di musica e di fumo d’incenso per creare un’illusione. Ormai si medita come si fa la siesta in altre parti del mondo; l’unica differenza è che si è in gruppo. Tuttavia, i meno ingenui noteranno che il Dalai Lama in persona tiene sempre una spalla e un braccio nudi. Non si tratta dell’arto di una persona, anche se straordinaria, che si accontenta di fare la siesta con un po’ d’incenso e di musica.
In quella spalla e in quel braccio nudi vi sarà sempre un po’ di azione, centrata e in piedi, quando il resto del corpo è a riposo e completamente rilassato …
Vale la pena ricordare qui un episodio della vita del grande Boddhidharma. Dopo esser stato deluso dal suo incontro con l’imperatore Leung, in santo monaco si rifugiò nel Monastero di Shaolin, si sedette di fronte a un muro e meditò in posizione seduta (Zhou Chan) per nove anni, fino a realizzare il Risveglio nell’Illuminazione. Desideroso di trasmettere questo insegnamento ai monaci, egli li invitò a partecipare alla sua meditazione. Ma questi non sopportano l’immobilità. Boddhidharma si ricordò allora di un’antica forma ginnica imparata da suo padre, il re Sugandha, e riservata ai cavalieri Kshatria. Questa ginnastica gli permise di recuperare l’uso degli arti e di passare dallo stato immobile (Zhou) allo stato mobile (Zhan). Egli suppose che sarebbe stato utile permettere ai monaci di passare dallo stato mobile (in piedi) a quello immobile (seduto) con la stessa tecnica. Così adattò e trasmise ai monaci questa antica arte che definì “Yijinjing Yisuijing” (Pulizia di muscoli e tendini – Purificazione del midollo e dei seni nasali). Rispetto alla forma seduta di meditazione (Zhou Chan), questa forma “attiva” (Zhan Chan), sarà trasmessa a Shaolin per i secoli a venire e poi, dopo la distruzione del tempio, nelle scuole classiche che seguirono …
Il medesimo esercizio verrà esportato in Giappone con il nome “Eki Kinkyo” e in Corea con il nome “Jeou Yok”, paesi nei quali rimarrà per secoli la distinzione tra Zazen (meditazione seduta) e Ritsuzen (meditazione in piedi). Non è quindi un caso se Boddidharma, noto pure come Tamo, Putitamo, Damo, Bodai-Daruma, Pu Ti Duo Luo, Zunshe, ecc. viene rappresentato a volte seduto, a volte in piedi … (le citazioni sono state omesse, ma si trovano nell’articolo originale … leggi tutto)
(Autori: Carlo Di Stanislao, Dante De Berardinis, Rosa Brotzu)
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