Un discorso di Dhamma tenuto durante un ritiro a Spirit Rock, un centro di ritiro negli Stati Uniti, il 3 Luglio 2005.
Portate la vostra attenzione a questo momento, al qui ed ora. Qualsiasi cosa stiate sentendo fisicamente o emotivamente, di qualsiasi natura essa sia, questo è il modo in cui essa è. Questa conoscenza del modo in cui la cosa è si chiama consapevolezza; è il modo in cui noi facciamo esperienza dell’ora. Prestate attenzione a questo. Quando siamo pienamente coscienti, attenti al qui e ora senza attaccamento, allora non stiamo cercando di risolvere i nostri problemi, non stiamo ricordando il passato o pianificando il futuro. E se stiamo facendo queste cose allora fermiamoci e riconosciamo quello che stiamo facendo. Il non attaccamento significa che non stiamo creando niente di più nella nostra mente; siamo solo presenti. Questo significa riflettere sul modo in cui la cosa è.
Quando pensiamo, facciamo progetti, proviamo paura, facciamo previsioni, abbiamo speranze, ci aspettiamo qualcosa dal futuro, tutto questo avviene qui e ora, non è vero? Sono stati mentali che noi creiamo nel presente. Che cosa è il futuro? Che cosa è il passato? C’è soltanto l’ora, questo momento presente. Allora ci possiamo chiedere: “Che cosa è che conosce?” Noi vogliamo sempre determinare il soggetto. E’ questo il mio io reale? E’ questo il mio vero sé? Questa soggettività, questo porsi delle domande e volere trovare una identità, è anche una creazione nell’ora. Se ci affidiamo al silenzio, non c’è nessuno. Non troviamo nessuno nel suono del silenzio. Tutto il problema finisce.
Quanta concretezza ha un qualsiasi ricordo nel presente? Ha qualche essenza permanente? Il ricordo di una persona è realmente quella persona? Pensate a vostra madre, adesso. Anche se vostra madre è scomparsa tanti anni fa potete comunque pensare “madre” e le percezioni e i ricordi sorgono. Dov’è vostra madre ora, in questo momento mentre voi siete seduti qui e pensate a lei? E’ una percezione nella vostra mente. Sapere che i ricordi e le percezioni vengono create nel presente non è una critica o una negazione, si tratta semplicemente di porre i pensieri nel contesto in cui realmente sono.
Quanta sostanza
un ricordo ha
nel presente?
Spesso noi viviamo nel regno del tempo e dell’io e ci crediamo ciecamente, persi nelle nostre creazioni. Ma vedendo il Dhamma troviamo una via d’uscita da questa trappola mentale. La nostra società crede ciecamente in queste illusioni, quindi non ci possiamo aspettare molto aiuto da questa. Per esempio, a noi piace molto la storia, non è vero? “Voi sapete che il Buddha è realmente esistito. E’ un fatto storico”. E questo ce lo fa apparire reale, perché abbiamo fiducia nella storia. Ma la storia che cosa è? E’ ricordo. Se leggiamo differenti storie sullo stesso periodo di tempo, esse ci sembrano molto diverse. Io ho studiato storia coloniale britannica in India. Un resoconto scritto da uno storico britannico è molto diverso da quello scritto da uno storico indiano. Uno di loro mente? No. Probabilmente entrambi sono onorabili studiosi, ma ognuno di loro vede e ricorda le cose in modo diverso. Il ricordo è così.
E allora quando esaminiamo il nostro ricordo, osserviamo soltanto il fatto che i ricordi vanno e vengono; e quando se ne sono andati, ciò che rimane è la coscienza. La coscienza è ora. Questo è il sentiero, qui e ora, nel modo in cui è. Usate quello che sta avvenendo ora come sentiero, piuttosto che continuare con l’idea che voi siete qualcuno che viene dal passato e che ha bisogno di praticare per liberarsi da tutte le contaminazioni per raggiungere l’illuminazione in futuro. Questo è solo un io creato da voi e nel quale voi credete.
Noi soffriamo molto quando, ricordando il passato, ci sentiamo colpevoli. Ricordiamo cose che abbiamo detto o fatto, o che non avremmo dovuto fare, e stiamo molto male. O speriamo che tutto vada bene nel futuro e poi ci preoccupiamo del fatto che qualcosa possa andare storto. Ebbene le cose possono andare bene come possono andare male. O possono andare in parte bene e in parte male. Qualsiasi cosa può accadere nel futuro. Ecco perché ci preoccupiamo, non è vero? Ci piace andare dai chiromanti perché pensiamo che il futuro può essere tremendo per noi, se non lo conosciamo. Quale sarà il risultato della nostra decisione? Ho fatto la scelta giusta?
Dire “E’ così”
è solo un modo per ricordare
a se stessi
di vedere questo momento
così come è.
La sola cosa sicura del futuro – la morte del corpo – è qualcosa che cerchiamo di ignorare. Il solo pensare alla parola morte blocca la mente, non è vero? Per me è così. Non è particolarmente educato o politicamente corretto, parlare di morte in una conversazione casuale. Che cosa è la morte? Che cosa succederà quando muoio? Il non saperlo ci turba. Ma non lo sappiamo, non è vero? Noi non sappiamo cosa accadrà quando il corpo morirà. Abbiamo diverse teorie – come la reincarnazione o il premio in una rinascita migliore o la punizione in una nascita peggiore. Alcuni sostengono che una volta che si è ottenuta la nascita umana, si possa ancora rinascere come creatura inferiore. E poi c’è la scuola che dice no, una volta che si è rinati sotto forma umana non si può più rinascere come creatura inferiore. O la credenza nell’oblio – una volta che siamo morti, siamo morti. Punto e basta. Nient’altro. Finito. La verità è che nessuno lo sa veramente. Così spesso la ignoriamo o la reprimiamo.
Ma tutto questo succede nell’ora. Pensiamo al concetto della morte nel presente. Il modo in cui la parola morte influenza le nostre coscienze “è così”. Questo è sapere di non sapere nell’ora. E’ non cercare di provare alcuna teoria. E’ sapere: il respiro è così, il corpo così; lo stato d’animo, il nostro stato mentale è così. Questo significa sviluppare il sentiero. Dire “è così” è solo un modo di ricordare a se stessi di vedere questo momento così com’è, piuttosto che essere intrappolati nell’idea che dobbiamo fare qualcosa o trovare qualcosa o controllare qualcosa o liberarci di qualcosa.
Sviluppare il sentiero, coltivare bhavana, non è soltanto meditazione formale che possiamo fare solo in un determinato posto, in certe condizioni, con certi maestri. Questa è soltanto un’altra idea che ci stiamo creando nel presente. Osservate come praticate nella vostra vita quotidiana – a casa, in famiglia, al lavoro. La parola bhavana significa essere consapevoli della mente dovunque voi siate nel momento presente. Io posso darvi consigli per sviluppare la meditazione seduta – tanti minuti ogni mattina e tanti ogni sera – il che è certamente una cosa da tenere in considerazione. E’ utile acquisire una disciplina, prendersi un po’ di tempo nella vita di tutti i giorni per smettere con qualsiasi attività, qualsiasi impulso di obbligo morale, responsabilità e abitudine. Ma quello che ho trovato ad aiutarmi maggiormente è stato riflettere e fare attenzione sul qui ed ora.
Anche se andiamo
in luoghi meravigliosi
non sono poi così diversi.
E’ solo
una nostra montatura.
E’ così facile pianificare il futuro o ricordare il passato specialmente quando niente di veramente importante sta succedendo in questo momento: “In futuro ho intenzione di insegnare in un ritiro di meditazione” oppure “Il mio viaggio in Bhutan è stato una visita veramente particolare in un luogo veramente esotico dell’Himalaya.” Ma molto nella vita non è niente di speciale; è così come è. E anche andare in meravigliosi luoghi dell’Himalaya è così come è – alberi, cielo, consapevolezza; non c’è tutta questa differenza. E’ solo che noi ci costruiamo sopra. Sento anche che la gente soffre molto per le cose che ha fatto o che non avrebbe dovuto fare – errori, crimini, cose terribili dette nel passato. Le persone possono diventare ossessionate perché una volta che cominciano a ricordare i loro errori si crea tutto uno stato d’animo. Tutti i momenti colpevoli del passato possono tornare a galla e distruggere la nostra vita presente. Molte persone finiscono per rimanere bloccate in un vero insopportabile regno infernale che si sono create da sole.
Ma tutto questo succede nel presente, ed è per questo che il momento presente è la porta verso la liberazione. E’ l’ingresso al “Senza Morte”. Risvegliarsi a questo non vuol dire sopprimere, negare, rimuovere, difendere, giustificare, condannare; è quello che è, prestare attenzione al ricordo. “Questo è un ricordo.” è una affermazione corretta. Non è una rimozione del pensiero, ma non lo si sta più considerando con attaccamento personale. I ricordi, se visti chiaramente, non hanno essenza. Si dissolvono nell’aria sottile.
Provate a ricordare una vostra colpa e mantenete il ricordo deliberatamente. Pensate a qualche cosa di terribile che avete fatto in passato, e poi stabilite di tenerlo nella vostra coscienza per cinque minuti. Cercando di continuare a pensarci, scoprirete quanto è difficile da trattenere. Ma quando quello stesso ricordo sorge e voi gli opponete resistenza, ci sguazzate dentro o ci credete, allora può accompagnarvi per tutta la giornata. Tutta una vita può essere riempita di colpe e rimorsi.
Ogni volta che sei
consapevole di ciò
che stai pensando
stai diventando
un esperto.
Così soltanto nel risveglio, vedendo la cosa così com’è, c’è un rifugio. Ogni volta che siete consapevoli di quello che state pensando – non critici, anche se state pensando a qualcosa di veramente brutto o spiacevole – state diventando degli esperti. Questo è ciò in cui potete avere fiducia. Mentre sviluppate questo, acquisite più fiducia. La vostra consapevolezza diventerà una forza più grande delle vostre emozioni, delle vostre contaminazioni, delle paure e dei desideri. All’inizio ci può sembrare che emozioni e desideri siano più forti, che la semplice consapevolezza sia impossibile. Si possono avere soltanto pochi brevi momenti di consapevolezza e poi si torna di nuovo nella tempesta che imperversa. Può sembrare senza speranza, ma non lo è. Più la si mette alla prova, la si investiga, si dà fiducia a questa consapevolezza, più diventa stabile. Gli apparenti poteri invincibili delle qualità emotive, delle ossessioni e delle abitudini, perderanno quel senso di essere la forza più grande. Troverete che la vostra vera forza è nella consapevolezza, non nel controllo dell’oceano, delle onde, dei cicloni e degli tsunami e di tutto il resto che comunque è impossibile per voi controllare. E’ solo nell’avere fede in questo punto – qui ed ora – che si realizza la liberazione.
Dire “è così” significa solo ricordare a se stessi di vedere questo momento così com’è. Anche andare in posti meravigliosi non è poi così differente. E’ solo la costruzione che ci facciamo sopra, rimuovendo, difendendo, giustificando o condannando; è quello che è: un ricordo. “Questo è un ricordo.” è una affermazione onesta. Non è una rimozione del pensiero. E’ che non lo sta considerando con attaccamento. I ricordi, se visti chiaramente, non hanno essenza. Si dissolvono nell’aria sottile.
Luang Por Sumedho è nato a Seattle, Washington. Nel 1966 si è recato in Thailandia per praticare la meditazione e non molto tempo dopo ha preso l’ordinazione come monaco. Si è messo al seguito di Luang Por Chah e vi è rimasto per dieci anni. Nel 1977 ha accompagnato Luang Por Chah in Inghilterra ed ha aiutato alla creazione del Monastero di Chithurst e poi di Amaravati, dove è attualmente residente.
© Ass. Santacittarama, 2006. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Traduzione di Gabriella De Franchis.
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– Buddha e Buddismo (macrolibrarsi)
– Fonte