Pensa a quante cose fai nella vita con la speranza di riposarti, finalmente, quando le avrai portate a termine! Qualche volta ti capita di pensare: «Devo proprio comprarmi quella macchina sportiva rossa e scattante o quella splendente utilitaria bianca o, meglio ancora, quella spaziosa station wagon per tutta la famiglia. Non avrò pace finché non ci sarò riuscito!».
Oppure pensi: «Voglio comprare una nuova casa, con un portico ombroso, dei bei divani morbidi e accoglienti, una grande camera da letto matrimoniale e una sala da pranzo tranquilla e spaziosa, così non dovremo sempre mangiare in cucina come poveracci. Allora sì che potrò finalmente rilassarmi!».
Di solito, quando pensiamo a un ideale che è stato realizzato, l’immagine che ci formiamo nella mente è quella di un quadro dentro la sua cornice, statico e immutabile. È qualcosa di fine a se stesso, non un gradino verso un nuovo punto di partenza o una nuova sfida. Anche quando vediamo ogni traguardo come un mezzo per raggiungere altre mete, la nostra visione del futuro porta sempre con sé l’immagine di una vita in cui è possibile, alla fine, trovare il vero riposo.
La pace è la condizione naturale dell’anima. Le persone, a volte, sognano perfino la pace della tomba – come nelle parole requiescat in pace – anche se credono che la morte sia una discesa nell’incoscienza. Evidentemente, la perdita di coscienza rappresenta per loro un’attraente alternativa all’incessante lotta dell’esistenza umana. La meditazione, comunque, offre un’alternativa infinitamente più allettante, poiché eleva la mente a uno stato di pace supercosciente che, una volta raggiunto, può essere mantenuto perfino dopo lo sconvolgimento psichico della morte fisica.
Non è possibile trovare la vera pace al di fuori di se stessi. Quella che in genere viene definita pace è soltanto un temporaneo stato di tregua nella battaglia della vita. Quella nuova macchina, quando finalmente sarà tua, sarà solo un preludio ad altri traguardi e altre sfide. Quella casa così bella finirà con l’essere fonte di nuove responsabilità e coinvolgimenti e, forse, di attaccamenti ancora più forti.
Ciò che accade è che, nel continuo inseguire una cosa dopo l’altra, sempre nella speranza che alla fine tutto vada proprio come vuoi tu, ti abitui a cercare cose, a cercare modi sempre nuovi di trovare la pace. Prima o poi – pensi – sarai certamente in grado di goderti pienamente la vita. L’ironia sta nel fatto che, proprio mentre insegui la quiete, perdi un po’ alla volta la capacità di acquietarti veramente; mentre insegui il godimento, perdi la capacità di godere veramente di qualsiasi cosa.
Iniziamo a goderci veramente la vita quando impariamo la semplice arte del rilassamento. È davvero semplice, ma non per questo si può dire che sia facile! Sin dal giorno in cui siamo nati, infatti, la nostra energia vitale ha sempre fluito all’esterno verso i cinque sensi e, attraverso di essi, verso questo mondo infinitamente complesso. Non è facile, ora, invertire quel flusso.
Più cerchi la quiete nell’azione, più diventi irrequieto. Più cerchi la felicità per mezzo dei sensi, meno la trovi, per la semplice ragione che il godimento sensoriale prosciuga, anziché alimentare, la nostra capacità di essere felici.
Perché aspettare? Perché aspettare che pace e felicità arrivino un giorno? Arriveranno quando andrai in pensione? Ne dubito! Anche se, sprofondato tranquillamente nella tua sedia a dondolo, riuscirai a resistere alla tentazione di continuare a “fare cose”, non importa quanto improduttive esse siano, è comunque probabile che morirai di noia.
Tutti, nonostante i loro impegni, dovrebbero dedicare ogni giorno un po’ di tempo all’arte di fare le cose con tranquillità. Non troverai mai la pace finché essa non diventerà una componente dell’attività stessa. La pace dovrebbe essere parte del processo creativo. È per questo che la meditazione è importante.
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– Swami Kriyananda (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Kriyananda
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