“Per imparare a essere noi stessi, dobbiamo iniziare con quel che abbiamo, e quel che abbiamo sempre è la nostra esperienza del momento. Se ci abbandoniamo all’esperienza del momento, sentendola, vedendola, gustandola, ascoltandola, annusandola, essendone consapevoli, sarà per noi possibile scoprire quello che siamo ed esserlo. […]
Per essere chi siamo occorre prima di tutto scoprire dove siamo. […]
Possiamo […] cominciare osservando la nostra esperienza e scoprire dove ci troviamo: sono seduto qui, annoiato… oppure: ho fame e sono impaziente mentre guido per trovare un ristorante aperto… o: me ne sto distesa sul letto, sentendomi in colpa per quel che ho detto a mio marito… siedo di fronte al computer, inquieto e preoccupato per le mie catalogazioni… cerco di rilassarmi e non riesco a smettere le ruminazioni mentali… sto meditando e mi sento vuoto, ansioso. Se analizzate bene, scoprirete che ciascuna di queste possibilità è in qualche maniera legata a chi siete davvero.
La soluzione è questa: se riuscite a trovare il modo di capire in che maniera la vostra esperienza attuale è collegata alla vostra vera Natura, siete prossimi ad accedere ad essa, e tale accesso si chiama verità. […]
Facciamo un esempio: mi dedico al mio passatempo preferito e, dopo un po’, mi rendo conto di annoiarmi; se tento di cacciare la noia, mi opporrò al fatto di essere dove mi trovo. Siccome voglio essere più vero, decido di rimanere in quell’esperienza, benché sia spiacevole. […] Esplorando la situazione, mi accorgo di annoiarmi perché provo una sensazione di vuoto, una specie di insensatezza. Colgo la verità della mia esperienza, che è la realtà del mio sentirmi annoiato, che sento come vuoto di senso. Constato la verità e ciò mi fa sentire più vero. […]
Perciò, se indaghiamo su dove siamo, […] quel filo ci collegherà infine alla verità di cosa siamo. […] Più vediamo la verità di dove ci troviamo adesso e più riconosceremo qualcosa del rapporto tra dove siamo e cosa siamo. Il riconoscimento accorcia le distanze, così che ci sentiamo più veri. Ecco perché abbiamo la tendenza, quando siamo veri, a vedere una parte maggiore della verità di una certa situazione; funziona in entrambi i sensi”.
A. H. Almaas
(Da: A.H. Almaas, La pratica della presenza)
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