Se l’insieme dei pensieri che si succedono indefessi sullo specchio della coscienza che osserva viene indicato, complessivamente, con il termine mente, com’è che potremmo designare la non-mente? In realtà la non-mente non si può definire, ma solo percepire. Dapprima è lo spazio vuoto che intercorre tra i pensieri medesimi, nel nostro caso le note del piano, in seguito è la coscienza che si espande sino a cogliere il sostrato d’armonia e silenzio che permane nonostante passioni, idee e sentimenti si alternino, capricciose, nel tentativo di proteggere l’ego che, a sua volta, vacilla via via che la coscienza trasmuta vieppiù in umile consapevolezza.