Perché meditare, cosa significa meditare? Si medita per trovare una risposta ad un profondo disagio esistenziale, per trovare libertà, felicità duratura, e la fine della sofferenza psicologica e fisica. Come possiamo fare tutto questo? C’è una via che è quella della purificazione della mente dai tre veleni fondamentali, la brama o desiderio o attaccamento, l’odio, l’illusione o ignoranza, da cui deriva tutto il male. Meditare vuol dire coltivare la mente, quindi fare crescere in noi le buone qualità, la mente è qualcosa di comune a tutta l’umanità, è la cosa più vicina a tutti noi, attraverso essa siamo consci del mondo esterno ed interno, “se la mente è compresa tutte le cose sono comprese”.
Essa è la fonte di tutto il bene e di tutto il male che sorgono in noi da dentro e da fuori e che sorgono nel mondo. Il messaggio del Buddha insegna che la mente è così vicina eppure così sconosciuta, è così selvaggia e ostinata ma può diventare flessibile e duttile, la mente che è schiava può diventare libera qui ed ora. Quindi il messaggio curativo del Buddha può essere sintetizzato nell’esortazione “siate consapevoli” e la consapevolezza è la chiave per coltivare e sviluppare la mente. Tra i tanti Sutta (discorsi del Buddha) ce ne è uno in particolare che ci interessa e che riguarda la meditazione Vipassana o di Visione Profonda, ed il Maha-Satipattana Sutta o discorso sulle applicazioni dell’attenzione, che si trova nella Collezione dei Discorsi Lunghi (Digha Nikaya) .
Da questo discorso viene fuori chiaramente che la meditazione si basa essenzialmente su quattro fondamenti dell’attenzione o della consapevolezza: corpo o materia, sensazioni, mente (nel senso di coscienza che si presenta in un dato momento o stato mentale), e formazioni mentali (nel senso di oggetti o contenuti della mente). Possiamo affermare che questi quattro fondamenti della consapevolezza comprendono interamente l’uomo e il suo campo di esperienza. Essi ci aiutano a coltivare la consapevolezza in modo sempre più continuo sia nella meditazione formale (che è un esercizio, un allenamento) che nella vita quotidiana che è il campo di applicazione più appropriato della meditazione. Il punto fondamentale è che sviluppando una consapevolezza sempre più continua, precisa, dettagliata e profonda possiamo comprendere la vera natura dei fenomeni fisici e mentali, le cui caratteristiche sono l’impermanenza, la natura insoddisfacente e che quindi provoca sofferenza, e la mancanza di sostanzialità. Questa comprensione è ciò che viene chiamata Visione Profonda della Vera Natura o della Realtà, da ciò sorge la saggezza che porta alla Liberazione.
Per fare questo ci si applica nella meditazione formale di cui sono indicate varie tecniche che ci aiutano a sviluppare consapevolezza, concentrazione e consapevolezza concentrata, o focalizzazione della mente che può essere applicata anche alla vita quotidiana nelle attività e nelle relazioni. La qualità di questa consapevolezza concentrata è che non è fissa su di un singolo oggetto ma riconosce tutto quello che sorge alle porte dei sensi, e mantiene la mente chiara leggera, non confusa e molto energetica. La tecnica principale [ … ] è quella dell’osservazione del movimento dell’addome dovuto al respiro, ma anche del respiro alla base del naso (Anapanasati) o nella parte alta del petto (aria che entra e che esce). Altre tecniche sono l’osservazione della postura e dei punti di contatto, o delle sensazioni attraverso il corpo dalla cima del capo alla base, la meditazione camminata, e la meditazione delle attività quotidiane. [ … ]
Per quanto riguarda la meditazione di Metta (gentilezza amorevole) possiamo dire che è fondamentale nel Buddhismo sviluppare le qualità del cuore oltre che della mente (anche se si potrebbe parlare di mente/cuore come un unica cosa). Per alcune persone è necessario procedere prima dalla Metta e poi alla Vipassana, per altre è necessario coltivarle contemporaneamente, per altre ancora è possibile procedere solo dalla Vipassana e sviluppare anche la qualità del cuore.
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– Fonte