La meditazione è un modo di vivere totale, non un’attività parziale o frammentaria. Non so se, a questo proposito, esista un punto di vista orientale od occidentale. La vita non è né occidentale né orientale. La vita è semplicemente Essere. Semplicemente è.
I confini di razza, nazione e religione, le frontiere di tempo e spazio sono assolutamente irrilevanti per la vita e il vivere.
Dunque, ho urgenza di scoprire che cos’è il tempo, che cos’è lo spazio e che cosa c’è al di là? Che cos’è la mente, che cos’è il pensiero e che cosa c’è al di là’?
Possiedo questa urgenza, non come reazione alle frustrazioni, ai fallimenti, o alle delusioni della vita, non come reazione all’ ambizione di ottenere qualcosa di diverso dalle acquisizioni materiali, economiche o politiche? Se è una reazione alle ambizioni, alle frustrazioni o ai fallimenti della vita, allora la ricerca mi sosterrà solo fintanto che mi sosterrà la spinta della reazione. Sarò costretto a cavalcare l’onda dell’insoddisfazione, della frustrazione o dell’ambizione.
È dunque assolutamente necessario possedere la fiamma pura e senza fumo della ricerca, ossia l’urgenza di trovare, di scoprire, di imparare, non per qua]che proposito estraneo, ma come atto fine a se stesso; scoprire qual è il significato della vita per il gusto di farlo, per la sua gioia intrinseca.
Quando c’è questa fiamma di ricerca volta a imparare, a scoprire, a vedere, a trovare, per la sola gioia di farlo, le inibizioni di moventi, intenzioni e ambizioni scompaiono.
Tale stato senza moventi è vitalmente necessario all’inizio della ricerca. Come sapete, ogni movente crea un’inibizione e nasconde nella propria ombra una paura. Ogni ambizione porta in grembo la paura de] fallimento e della frustrazione. Una ricerca genuina è assolutamente necessaria; non si insiste mai abbastanza su questo punto.
La ricerca non soltanto elimina l’inibizione di paure represse, ma, quando è genuina, crea la duttilità dell’umiltà, non la rigidità dell’ambizione. La coscienza dell’io è molto rigida.
Sono dunque necessarie la tenerezza, la duttilità, che ci saranno veramente di grande aiuto. L’assenza di paura non può esistere senza la duttilità dell’umiltà. Voi sapete quanto sono duttili e teneri i bambini! Tutto il loro essere è una fiamma di ricerca. Guardate i loro occhi, i loro movimenti, vogliono imparare e crescere.
L’umiltà libera un’energia che non è né fisica né cerebrale. Ecco perché vorrei attirare la vostra attenzione sull’umiltà che accompagna una genuina ricerca.
La tenerezza, la duttilità liberano molte energie latenti muscolari, nervose, ghiandolari, cerebrali e non cerebrali che erano incatenate e bloccate dalla rigidità della coscienza dell’io. Esse si liberano nel momento in cui si è teneri nello spirito della ricerca e si desidera conoscere, scoprire, imparare attraverso occhi, orecchie, naso, attraverso ogni nervo del proprio essere.
Trovarsi nello stato di ricerca significa essere nello stato di beatitudine, perché la ricerca esploderà nella Realizzazione. La Realizzazione scoperta è soltanto la maturità di tale ricerca. Ricerca e Realizzazione non sono due cose separate. Una ricerca genuina è una benedizione – non una ricerca falsa, non un’ attrazione intellettuale o emotiva, non una fascinazione o un’eccitazione. In un vero ricercatore non c’è alcuna eccitazione, c’è una profonda intensità, non la superficialità di un eccitamento entusiastico.
Eccitazioni, entusiasmi, stimolazioni di emozioni e sentimenti, disturbano l’equilibrio chimico dell’essere. Occorre dunque gettare le giuste fondamenta di quello stato di meditazione in cui il proprio meccanismo fisico e biologico si trova in uno stato di equilibrio chimico e di rilassamento nervoso.
Mi chiedo se abbiate mai osservato come apprendono i bambini tra i tre e i sei anni e quelli oltre tale età. Li avete osservati in classe, a casa, quando fanno i compiti? Avete osservato come siedono, come toccano la lavagna, la loro tenerezza e duttilità, il loro graduale sviluppo e poi il primo manifestarsi di una certa rigidità di approccio, a mano a mano che vanno avanti negli anni? Il ricercatore è come un duttile e tenero bambino. È vulnerabile al tocco della vita, esposto da ogni parte all’essenza della vita, senza alcun meccanismo di difesa.
Nel bambino il meccanismo di difesa opera soltanto al livello fisico; al livello psicologico il bambino è esposto alle vibrazioni della vita.
Allo stesso modo un ricercatore si espone alle vibrazioni della vita.
Sicuramente la meditazione richiede che una persona sia sana e integra nel corpo e nella mente. Ecco perché sono necessari la cultura fisica dello yoga, il pranayama, che aiuta ad ossigenare il sangue, e gli asana, che aiutano a mantenere il corpo intero, con tutti i suoi sistemi (muscolari, ghiandolari e nervosi), in una condizione molto duttile e tenera.
Da: Brani sulla meditazione. Parte di un discorso tenuto da Vimala Thakar a Matheran. Traduzione a cura di Mauro Bergonzi. Tratto dalla rivista “Yoga” n. 34, organo della Federazione Italiana Yoga. Fonte web
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