Nella Maitri Upaniṣad (o Maitrāyaṇīa Upaniṣad collegata al Kṛṣṇa Yajurveda), probabilmente l’ultima delle Upaniṣad vediche, l’Oṃ viene indicato come suono originario (VI,3) e viene infine raccomandata la pratica della meditazione dell’Oṃ come Sé.
“I due aspetti del Brahman (Realtà ultima) da meditare sono il suono (Om) e il non-suono. Meditando solo sul suono, si rivela il non-suono. Muovendosi verso l’alto, contemplandolo (contemplando Om), si ascende al non-suono.
Questa è la via di immortalità, unione completa e tranquillità. Il meditante, muovendosi verso l’alto contemplando Om, ottiene l’indipendenza (non attaccamento verso l’esterno). All’inizio si possono udire diversi suoni. Superandoli, questi suoni scompaiono (immergendosi) nel non-suono supremo. Chi conosce il suono della Realtà suprema, raggiunge la Realtà più elevata. Ciò che si definisce suono è la sillaba Om. Ciò che è la sua fine è tranquillo, senza suono, senza paura, senza dolore, beato, soddisfatto, immobile, inamovibile, incrollabile, immortale, durevole. La Realtà che si conosce meditando su Om è senza suono e priva di attributi. Lascia, pertanto, che ci si concentri sulla (parte alta della) testa. – (Mastri Upanishad)
Om. Si dovrebbe meditare su questa sillaba. – (Chandogya Upanishad)
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