“Di solito la mente vuole complicare le cose, laddove le istruzioni della vera Natura sarebbero semplici. Essa dice: «Giù le mani!». Questo è l’insegnamento primordiale. Non fate nulla, smettete assolutamente di fare qualsiasi cosa stiate facendo a voi stessi. Giù le mani dalla vostra esperienza. […]
Date un morso a una pesca e vi accorgete che è marcia. Qual è l’insegnamento? […] Il cattivo sapore è già in bocca, lo possiedo già come sensazione interiore, che sorge dalla mia esperienza. Se cerco di allontanare la sensazione, creo una scissione dentro di me: dico no a qualcosa che ho esperito. Di conseguenza, allorché suggerisco di mettere ‘giù le mani’, intendo che si deve accettare qualsiasi cosa affiori nell’esperienza interiore.
Lo stesso vale se la pesca ha un gusto delizioso. Quando si gusta il suo ottimo sapore, capita di voler trattenere l’esperienza. ‘Giù le mani’ vorrà allora dire che mangio il frutto e me lo godo senza cercare di intensificare o far durare di più la sensazione. E non significa che dovete smettere di mangiare la pesca per poter praticare il non attaccamento. Il trucco consiste nel godere di quella delizia così com’è […].
Ecco cosa ci insegna la vera Natura: essa non fa nulla a se stessa, è, semplicemente. Abbiamo quindi bisogno di apprendere a fare come lei. Questa è la pratica. La vera Natura non dice: «Fa’ questo o quello». Anzi, ci dice di non fare cose che interferiscono […].
Ogni volta che vogliamo fare qualcosa a noi stessi, lei ci suggerisce: «No, giù le mani, lascia stare l’esperienza».
Praticare significa pertanto imparare a non manipolare se stessi. Immaginate di stare con una persona o un gruppo di persone che vi dicono sempre cosa dovreste fare: «Fa’ questo… quello non va bene… dovresti cambiare qualcosa… no, no, così è orribile, fallo diversamente». Come vi sentireste? Vorreste sbarazzarvi di quegli impiccioni, vero? […]
Anche se nella vostra vita non ci sono persone simili, il problema è che esse sono dentro di voi. Le loro voci continuano a spingervi in una direzione o nell’altra.
E se abbiamo svolto una pratica interiore, una delle voci più sonore tenta sempre di renderci migliori, più spirituali. Cerchiamo di diventare illuminati. Vogliamo immetterci in una certa condizione, disporci in un particolare stato. Facciamo un esempio: una mattina vi mettete a meditare. Se lo fate perché volete imporvi qualcosa, per raggiungere qualcosa, state interferendo. Se invece vi limitate a sedere, tutto qua, senza agire, state praticando. Ma capita raramente. […] Nel momento in cui cominciamo a meditare pensiamo di fare qualcosa per andare da qualche parte.
Questo è il tranello, il paradosso della pratica spirituale. Voi cercate di imparare a non agire, ma il fatto stesso di stare seduti implica che vi sforzate di realizzare qualcosa, di raggiungere una condizione spirituale, forse illuminata. Non appena adottiamo quest’atteggiamento, stiamo già obbligando la nostra coscienza, facendo pressioni sull’anima; cerchiamo di dirigere le cose in una certa maniera e mettiamo in moto un’operazione per conseguire un risultato.
Così, sebbene gli insegnamenti spirituali dicano che non vi è nulla da realizzare, ciò non è per noi reale, talché continuiamo a manipolare la nostra esperienza. Non possiamo fare a meno di credere che dobbiamo riuscire a essere in qualche modo noi stessi. Nella manipolazione di sé non c’è niente di nuovo; abbiamo sempre cercato di cambiare l’esperienza quotidiana, ancor prima di saper qualcosa sulle pratiche spirituali. […] Perché avevamo in mente che, quali che fossero i fatti, non erano come avrebbero dovuto essere. […]
Se per esempio sentite dolore, avete paura o provate felicità, oppure vi sentite scissi, colpevoli, terrorizzati, o pieni di desiderio: cosa fa la vostra vera Natura? Nulla. È semplicemente consapevole delle vostre sensazioni, quali che siano; s’interessa, si sintonizza e accoglie ciò che avviene. Vuole sperimentare pienamente la sensazione, esser presente con delicatezza. La vera Natura non tenta mai di forzare. Non tenta di fare nulla e non lo fa: si limita a essere. E, nella sua essenza, emergeranno le qualità indispensabili. Se serve compassione, emergerà la compassione. Se serve amore, emergerà l’amore. Se serve forza, emergerà la forza. La vera Natura non alza mai neanche un dito”.
A. H. Almaas
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