C’è necessità di liberare la parola meditazione (in sanscrito: Dhyana) da innumerevoli associazioni. La meditazione non è “concentrazione”, né un mezzo rivolto a un fine né un’attività cerebrale, ma uno stato, un modo d’essere in cui c’è consapevolezza senza sforzo di ciò che è la vita dentro e fuori di noi.
Questa mattina mi è stato chiesto di parlare della meditazione. Siccome in questa riunione ci sono persone che non hanno dimestichezza con chi parla e con il suo modo di esprimersi, con il suo modo di usare il linguaggio, vorrei chiedervi, proprio fin dall’inizio, di essere molto accurati sia riguardo l’uso delle parole sia riguardo l’atto dell’ascolto. Ogni parola comporta un’associazione di idee e di emozioni. È estremamente difficile trovare in qualsiasi lingua una parola che non sia carica di associazioni.
Ora, il termine “meditazione” ha un’infinita varietà di associazioni, per cui vorrei chiedere a voi tutti di prestare una speciale attenzione alle implicazioni della parola. Non è mia intenzione usare la parola “meditazione” nell’accezione “meditare su”, “meditare circa”. Nella vostra lingua meditare implica un’attività mentale o cerebrale, in cui c’è una relazione di soggetto e oggetto. Io – un individuo -contemplo, medito circa qualche oggetto, qualche punto prestabilito da me o da qualcun altro per me. In tal senso “meditare.” significherebbe focalizzare la propria attenzione, per un tempo determinato, esclusivamente su un punto prestabilito e implicherebbe lo sforzo conscio di focalizzare l’attenzione su quel punto e di mantenerla.
Dunque si tende a credere che la meditazione sia l’attività mentale che focalizza l’intera attenzione su un punto e qui la mantiene tenacemente. Ma tale attività mentale va denominata “concentrazione” e non “meditazione”. Nella lingua sanscrita ci sono due parole diverse: dharana e dhyana.
Dharana significa tenere, sostenere l’attenzione: la parola corrispondente nella vostra lingua è “concentrazione”.
Cercherò di “tradurre nella vostra lingua le implicazioni del termine dhyana: intendo, infatti usare la parola “meditazione” come il corrispondente nella vostra lingua del termine sanscrito dhyana.
Dhyana o meditazione è lo stato in cui c’è una consapevolezza senza sforzo e senza scelta di ciò che la vita è dentro e intorno a noi. Si tratta dunque di uno stato, di un modo d’essere,. non di un’attività. Fra le due cose c’è tutto un mondo di differenza Si può crescere fino a fiorire in tale stato. La meditazione, in altri termini, è vivere in un’attenzione dinamica, in una consapevolezza dinamica di ciò che la vita è: è un movimento disinibito, incondizionato della coscienza individuale, in armonia con il ritmo della vita universale. …
Da: Brani sulla meditazione. Parte di un discorso tenuto da Vimala Thakar a Matheran. Traduzione a cura di Mauro Bergonzi. Tratto dalla rivista “Yoga” n. 34, organo della Federazione Italiana Yoga. Fonte web
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