A volte bastano pochi cenni per introdurre ad una pratica meditativa. Senza disperdersi nella prolissità delle istruzioni più specifiche leggiamo una sintesi che nasce dall’esperienza. L’insegnamento più profondo di questo articolo di Paolo Subioli sulla meditazione camminata è: “Se sono stabile, sono anche libero”.
«C’è uno stretto rapporto tra stabilità e libertà. Se sei una persona stabile, puoi anche goderti una grande libertà dagli attaccamenti, dalle convinzioni infondate, dalle emozioni più distruttive, ed anche dai tanti volti della sofferenza. Hai più libertà di movimento e di scelta. Non ti senti dominato/a dagli avvenimenti. Si potrebbe tentare di fornirne una spiegazione, ma preferisco proporvi un approccio tipicamente zen: sperimentarlo direttamente.
Un modo molto bello ed efficace per farlo è tramite una versione particolare della meditazione camminata. Nella meditazione camminata, lo ricordo, l’attenzione è tutta diretta ai movimenti dei piedi, che sono coordinati con la respirazione. Di solito, si fa un ciclo respiratorio completo (inspirazione/espirazione) ad ogni singolo passo, oppure si inspira muovendo una gamba e si espira con l’altra. Ma si possono adottare anche altri ritmi.
Il metodo che propongo … è molto semplice, e si può adottare ovunque e in qualsiasi momento, per un minuto soltanto come per un quarto d’ora. Basta osservare che, quando camminiamo, mentre un piede poggia stabilmente sul terreno, l’altro si muove in avanti. Se uno dei due è stabile, l’altro è libero di muoversi.
Perciò, mentre facciamo la meditazione camminata, la lentezza del movimento, unita alla concentrazione, ci permette di osservare, alternativamente, la stabilità di un piede mentre l’altro si muove, o la libertà di muoversi di uno dei due, grazie al fatto che l’altro è stabilmente ancorato a terra. Provateci, e vedrete che grande insegnamento è possibile trarne.
Un’analoga correlazione tra stabilità e libertà si può osservare anche nelle relazioni interpersonali. In una coppia, ad esempio, quando una dele due persone è stabile, l’altra può permettersi delle libertà maggiori. Ad esempio dal punto di vista emotivo. Altrimenti, avrebbe molta meno scelta: un inconveniente qualsiasi potrebbe magari avere conseguenze gravi sul suo equilibrio personale. In un’azienda, o in uno studio professionale, se uno dei soci è concreto e razionale, l’altro può permettersi di essere estroso e mettere la propria creatività al servizio dell’impresa. E così in una famiglia, una squadra di calcio, un team di ricerca.
Provate anche voi. Ascoltate cosa hanno da dirvi i vostri piedi.»