Nello spazio che il pensiero genera attorno a sé non si incontra l’amore. E’ uno spazio che separa l’uomo dall’uomo e segna il principio della lotta della vita col suo dolore e la sua paura. Meditazione è la scomparsa di questo spazio, e la fine dell’io. Da quel momento il tuo rapporto con persone e cose assume un carattere assai diverso perché non esiste più l’attività isolante del pensiero, non esisti più tu e, di conseguenza, non esiste l’altro.
Dunque meditare non significa inseguire qualche visione tradizionalmente ritenuta sacra; significa porsi in un orizzonte sconfinato in cui il pensiero non può penetrare. Per voi, invece, quel che soprattutto conta è il piccolo spazio del quale il pensiero si circonda, segnando i confini dell’io, perché la la mente non conosce che quello e si identifica con tutto ciò che vi trova. Anche la paura di non essere germina entro tale spazio.
Ma la mente che abbia compreso può, meditando, entrare in una dimensione dove l’azione è inazione.
Noi non sappiamo quale sia la vera natura dell’amore perché nell’area costruita dal pensiero come coscienza individuale l’amore è conflitto fra il « me » e il « non-me ». Questo tormentoso conflitto non è amore. Il pensiero è la vera negazione dell’amore ed è incapace di portarsi nello spazio dove il « me » è sparito e dove dimora la benedizione che l’uomo cerca senza riuscire a trovarla. Infatti la cerca entro i confini del pensiero che ne distrugge l’estasi.
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