Meditare vuol dire rendere la propria mente familiare con l’oggetto su cui si medita. Se meditiamo sulla compassione questo significa che stiamo familiarizzando la nostra mente con la compassione. Una volta che saremo diventati familiari con l’oggetto di meditazione, non ci sarà più bisogno di sforzo e questo sorgerà spontaneamente.
Dobbiamo iniziare creando nella nostra mente un’attitudine che desidera che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause e fare in modo che essa diventi parte integrante del nostro pensiero, della nostra mente.
All’inizio ciò sarà possibile solo per un brevissimo tempo, perché saremo subito distratti da altri pensieri che ci faranno perdere la concentrazione sull’oggetto di meditazione.
A quel punto occorre rigenerare ‘l’oggetto’ mentale di meditazione o ricreare quell’attitudine e mantenerla per il maggior tempo possibile. Coltivando la meditazione sulla compassione per esempio, diverremo familiari con essa e spontaneamente, ogni volta che entreremo in contatto con un qualsiasi essere vivente, avremo questo tipo di attitudine mentale nei suoi confronti.
(Da “La gioia del Dharma”)
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