Meditare è osservare passivamente ciò che è.
Osservare passivamente, ovvero senza tentare di modificare… cioè con la comprensione che nulla può esser fatto, che non sia possibile agire, che l’unica cosa possibile sia lasciarsi andare in ciò che è. Finché non accade questa comprensione profonda, ‘comprendere che agire è impossibile’, allora la meditazione non potrà accadere.
Finché si pensa di poter trasformare la realtà, finché si permane nel desiderio (desiderio è la non accettazione di ciò che è), ci sarà attaccamento e quindi dolore.
Essere specchi e riflettere quanto accade. Non è un fare… piuttosto è un non-fare. Un non-fare estremamente lucido e consapevole.
Ogni cosa che si riflette in noi, in questo specchio, non siamo noi: se osserviamo un monte possiamo farlo perché quel monte non siamo noi. C’è infatti un osservatore ed una cosa osservata.
Se possiamo osservare il respiro, non siamo nemmeno il respiro.
Se riusciamo ad osservare i pensieri e le sensazioni, allora non siamo nemmeno le sensazioni o i pensieri. Se osserviamo le emozioni, non siamo nemmeno le emozioni. “Neti neti”: nè questo nè quello. Siamo un semplice osservatore.
Approfondendo ulteriormente questa osservazione, ci accorgeremo ben presto però che tutto ciò che appare nello specchio, è lo specchio stesso. Non esiste qualcosa di esterno allo specchio che si ‘riflette’ in questo specchio.
In quel momento, accadrà ciò che viene definito “Mente Chiara e Luminosa”: un cielo limpido, eterno, vuoto e silenzioso ove apparentemente accadono fenomeni. “Apparentemente”, poiché ogni fenomeno è fatto da quello stesso cielo. Questa è meditazione: lo stato naturale dell’Essere …
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