La meditazione non ha veramente niente a che vedere con una tecnica. Meditare è guardare per la prima volta, mentre praticare una tecnica consiste nel ripete per l’ennesima volta. Concentrarsi è astrarsi dalla vita, un mancare di rispetto a ciò che è lì. Cos’è che non volete vedere nella vostra vita, e perché? Non c’è da concentrarsi, non c’è che da ascoltare, guardare. Meditare non è fuggire gli oggetti, né andare a pesca per prenderli: sono due facce della stessa mancanza di maturità.
Tutto ciò che ci si attende, tutto ciò che si spera, tutto ciò che si può comprendere, sono degli oggetti, cioè qualcosa che un osservatore taglia da ogni parte in rapporto ad altri “oggetti” e in rapporto allo sfondo silenzioso. Se andate a caccia, o a pesca, nel fitto del bosco rischiate di uccidere un animale o un pesce che, come voi, non domanda che di vivere. Non è certo segno di una gran sensibilità, ma quando andate ogni giorno alla pesca interiore per acchiappare qualcosa di sostanziale, date prova di una insensibilità ancor più fondamentale: forse non ucciderete un animale, ma ucciderete, o almeno seppellite, ciò che è vivo in voi. In capo a qualche anno, ingrosserete le file dei vecchi crostini che galleggiano nella zuppa cosiddetta spirituale del vecchio pianeta. Cercare di distinguere un oggetto, cercare di comprendere, cercare uno stato di coscienza, voler trascendere il mondo, diventare un essere realizzato, tutto ciò riflette una mancanza di chiarezza ed è ancora un compromesso. …
La vita meditativa è la maturità dello sguardo, in cui non c’è più la solita corsa bovina verso gli oggetti. È un persistere dello sguardo. È per impazienza che ci gettiamo su oggetti e situazioni. L’impazienza è la paura e questa paura si fonda unicamente su un pensiero.
Meditare è persistere con ciò che è lì. Questo implica il rifiuto delle immagini. Non combatterle, non cercare di distruggerle. Cosa c’è da combattere? No. Consiste nel rifiutare di accontentarsi del pallido riflesso della realtà che è l’immagine di se stessi. Quando state con “ciò che è lì”, ad un certo momento questa attenzione diventa silenzio, meraviglia, rapimento, tranquillità.
La nebbia delle immagini si dissipa e resta una lucidità, nella quale non c’è più oggetto né soggetto. Meditare è vivere senza localizzarsi. Non c’è che puro sguardo, pura attenzione. …
(Brani tratti da: Meditare è guardare per la prima volta di Jean Bouchart d’Orval – Traduzione di Luciana Scalabrini)
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