C’è meditazione, quando lo spirito si trova finalmente libero da ogni pensiero relativo agli oggetti dei sensi e dei loro piaceri (nirvishaya).
Dio è dissimulato nell’universo (immanenza); egli siede nel lotus del vostro cuore. È un proprietario che non risiede sulle proprie terre; dovrete cercarlo con mente pura, per mezzo della concentrazione e della meditazione. È come un vero gioco a nascondino.
Ai fini della meditazione, ogni cosa deve essere resa sattvica, cioè pura e armoniosa. Il luogo dove si medita, il cibo, i vestiti, l’ambiente devono essere sattvici. Lo stesso deve essere per le parole, i suoni ascoltati, i pensieri emessi, gli studi ai quali ci si dedica. Tutto dev’essere sattvico; solo a questo prezzo è possibile il regresso nella disciplina spirituale (sadhana), soprattutto per quanto riguarda i principianti o neofiti.
C’è bisogno di:
a) un luogo sattvico e fresco, perché il cervello durante la meditazione si riscalda;
b) una attitudine al sadhana;
c) un nutrimento sattvico, sostanzioso, leggero e nutriente; un buon maestro spirituale (anubhavi guru) per essere guidati;
e) buoni libri per lo studio;
f) una bruciante rinuncia (vairagya), un intenso desiderio di liberazione (mumukshutva) ed un forte discernimento (viveka);
g) un intelletto (buddhi) acuto, sottile e calmo, adatto alla fissità, per comprendere la verità di Brahman (Brahmatattva o Brahma-vastu).
Allora e soltanto allora sarà possibile la realizzazione. Molti non raggiungono queste condizioni favorevoli per un sadhana spirituale; è per questa ragione ch’essi non progrediscono.
La meditazione è possibile quando la mente è piena di qualità sattviche. Non si dovrebbe appesantire lo stomaco, perché c’è un rapporto molto stretto tra la mente ed il cibo. Un pasto pesante è nocivo.
Ogni essere umano possiede diverse possibilità, o attitudini. Egli è un deposito di poteri e di conoscenze. A mano a mano che si evolve, scopre dei nuovi poteri, delle nuove facoltà, delle nuove qualità. Può, allora, modificare il suo ambiente ed influenzare gli altri. Può sottomettere altre menti e conquistare la natura, sia interiore che esteriore. Può giungere allo stato di coscienza superiore.
Se in una stanza buia, si spezza un vaso chiuso, che conteneva una lampadina accesa, l’oscurità svanisce e la luce si spande nella stanza. Nello stesso modo, se voi spezzate, con una meditazione costante sull’Io, il vaso corporeo, cioè se distruggete l’ignoranza (avidya) ed i suoi effetti, come l’identificazione del corpo con la mente, se vi elevate al di là della coscienza fisica vedrete dappertutto la luce suprema dell’Atman.
La postura (asana) è realmente qualcosa di mentale. Sforzatevi di avere mentalmente, la posizione del lotus (padma) o la ” postura perfetta ” (siddhasana). Se la mente vagabonda il corpo non avrà una postura stabile. Al contrario, la stabilità del corpo segue automaticamente la mente fissa su Brahman.
Pensate costantemente a Dio. La mente dovrebbe sempre orientarsi verso Dio. Attaccate la mente, con un sottile filo di seta, ai piedi di lotus del Signore Shiva, o Hari. Non permettete ai pensieri di questo mondo di penetrare nella mente. Non lasciate che la mente pensi ai piaceri fisici o intellettuali. Quando essa si attacca a questi pensieri dategli un gran colpo di mazza. Allora si volgerà verso Dio.
Come il Gange scorre continuamente verso il mare, così il pensiero di Dio scorre continuamente verso il Signore. Imitando il suono armonioso della campana, che attraversa l’orecchio con un flusso continuo, il flusso continuo della mente dovrebbe dirigersi verso Dio. Ci dovrebbe essere una spinta costante di onde mentali (vritti pravaha) di carattere sattvico, in direzione di Dio, per effetto d’un incessante sadhana.
Non pensare a niente significa raggiungere la più alta concentrazione.
Ogni pensiero si arresta nella meditazione continua e profonda (nididhyasana). Un solo pensiero sussiste: Aham Brahmasmi (io sono Brahman). E quando anche questa ultima idea si cancella, si entra nell’assoluta coscienza superiore (nirvikalpa samadhi, sahaja-advaita-nishtha). L’uomo si sforza di afferrare l’astrazione per mezzo di forme.
Dopo che la mente è stata purificata, egli crea in sé un’immagine astratta ascoltando parole di spiritualità, o leggendo le Scritture. Questa immagine astratta, più tardi, si fonde nelle profondità di nidhi-dhyasana (meditazione continua). Ciò che resta è la pura Essenza (chinmatra, kevala asti). La mente dovrebbe essere adorata in quanto è Brahman. la venerazione intellettuale (upasana vakya).
La mente è Brahman, o Dio manifestato; è Dio in movimento.
Allo stesso modo come ci si può avvicinare a Brahman per mezzo della mente, così è appropriato meditare sulla mente in quanto essa è Brahman.
Se il lettore di opere che riguardano la conoscenza dell’assoluto (atma-jnana) se ne trova deliziato, ma allo stesso tempo non cerca di coglierne immediatamente i frutti e medita invece regolarmente e gradualmente su queste opere, la sua mente maturerà poco per volta e, alla fine, raggiungerà l’Atman infinito. Quando leggete un libro di grande interesse, la vostra mente resta fissa sulle idee che vi sono sviluppate.
Così, nella meditazione sull’Assoluto (nirguna Brahman) la mente resta fissa su di una sola idea, che è l’Atman.
Per meditare, avete bisogno di uno strumento che funzioni come si deve; è la mente. Essa dev’essere calma, chiara, pura, sottile, costante e fissa su di un solo punto. Brahman è puro e sottile. Bisogna che per avvicinarlo, lo sia anche la vostra mente.
Sedetevi in un luogo solitario, in una delle posizioni classiche (padma, siddha, sukha-asana). Liberatevi da ogni passione, emozioni o impulso, soggiogate i sensi, ritraete la mente dalle cose sensibili; diventerà calma, fissa, pura e sottile e con l’aiuto della mente disciplinata, come un ottimo strumento, contemplate l’Io infinito. Non pensate a nient’altro.
Permettete all’idea unica d’infinito (Brahman) di colare dolcemente e continuamente.
Allontanate senza violenza le idee terrestri e quelle estranee. Cercate di mantenere in voi la forma mentale dell’Assoluto (brahmakara-vritti) col ripetere mentalmente e senza soste, la sillaba OM, o anche: Io sono Brahman (Aham Brahmasmi). L’idea di infinità, quella di un oceano di luce o d’onniscienza e di ananda (felicità), dovrebbe accompagnare la ripetizione mentale di OM. Se la mente si mette a vagare, ripetete oralmente sei volte la sillaba mistica lunga (dirgha) che dura tre secondi e mezzo. Questo procedimento allontanerà la dispersione (vikshepa) e gli altri ostacoli.
Dopo un lavoro duro e prolungato, la mente si sente affaticata. Non può dunque essere l’Atman. L’Atman è il deposito di ogni potere (ananta shakti); la mente non è che il suo strumento; essa deve essere convenientemente educata. Come sviluppate il corpo materiale con ogni tipo di esercizi fisici, così dovete sottomettere la vostra mente ad una cultura e ad un allenamento.
Come il sale si scioglie nell’acqua, la mente elevata (sattvica) è assorbita nel silenzio, meditando su Brahman che è il suo substrato.
OM è l’arco, la mente e la freccia e Brahman è il bersaglio da raggiungere. È raggiunto, o colpito da chi ha una mente ben concentrata. Costui sarà della stessa natura (tanmaya) di Brahman e la freccia s’identificherà con il bersaglio che ha colpito.
La mente esiste in rapporto all'” Io ” e reciprocamente. ” Io” non è che un’idea della mente; questa e l'” Io ” sono identici. Se l'” Io ” svanisce, svanirà anche la mente e viceversa.
Distruggete la mente per mezzo della vera conoscenza (tattva-jnana); distruggete l'” Io ” con la coscienza dell'” io sono Brahman ” (” aham Brahmasmi bhavana “) e questo con una meditazione costante ed intensa (nidhi-dhyasana). Quando la mente svanisce e cessa il pensiero, spariscono anche il nome e la forma (nama-rupa) e lo scopo è raggiunto.
(DA: CONCENTRAZIONE E MEDITAZIONE – SWAMI SIVANANDA SARASVATI)
– Swami Sivananda Sarasvati (amazon)
– Swami Sivananda Sarasvati (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Shivananda