Con il termine Mindfulness, traduzione inglese della parola “sati” della lingua pali, (consapevolezza, attenzione e ricordo del presente), in ambito psicologico si intende essenzialmente la “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni. Mindfulness è quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nel qui e ora, intenzionalmente e in modo non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé mediante una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.
La Mindfulness non è una tecnica ma uno stato attentivo della mente, uno stato di coscienza in cui i pensieri, le emozioni e le azioni vengono liberate dagli abituali e talora automatici schemi di elaborazione che possono attivare e mantenere alcune condizioni disfunzionali, o decisamente patologiche, attuando un progressivo processo di consapevolezza e di decentramento. «Soprattutto negli interventi di Mindfulness in età evolutiva si possono usare efficacemente delle metafore che aiutano a sviluppare il decentramento, come pensieri che galleggiano sull’acqua o un secchio con dell’acqua agitata (come i pensieri agitati) che gradualmente si calma», spiega il dottor Fabrizio Didonna, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’Istituto Italiano Mindfulness, curatore e autore del libro “Clinical Handbook of Mindfulness” (2009) – Springer, New York (traduzione italiana Manuale Clinico di Mindfulness, 2012, Franco Angeli).
Il concetto di Mindfulness deriva dagli insegnamenti del Buddismo (Meditazione Vipassana), dello Zen e dalle pratiche di meditazione Yoga, ma solo nel corso degli ultimi due decenni questo modello è stato utilizzato come paradigma autonomo in alcune discipline psicoterapeutiche occidentali, in particolare in quella cognitivo-comportamentale.
La meditazione e delle prospettive basate sulla Mindfulness, in setting individuali o di gruppo, ambulatoriali o in pazienti ospedalizzati, trovano applicazioni cliniche nella prevenzione e la cura di problemi legati allo stress e alle malattie psicosomatiche, nei disturbi d’ansia, nel disturbo ossessivo-compulsivo, la depressione cronica, l’abuso di sostanze, i disturbi alimentari, le tendenze suicidarie e il disturbo borderline, i deliri psicotici, come pure nel caso di disturbi di tipo medico (oncologia, psoriasi, dolore cronico) permettendo lo sviluppo di protocolli e modelli terapeutici validati di provata efficacia tra i quali la Mindfulness-Based Stress Reduction, la Mindfulness-Based Cognitive Therapy, la Dialectical Behaviour Therapy, l’Acceptance and Commitment Therapy e la Compassion Focused Therapy. …
– Da lastampa.it del 09-05-14, leggi tutto l’articolo …
– Manuale Clinico di Mindfulness, 2012, Franco Angeli
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