«Monaci, non si vive la vita religiosa per ipocrisia, per adulare il prossimo, per ottenere guadagni, successo, reputazione e profitto, al fine che “la gente mi conosca come una persona così e così”. No, monaci, la vita religiosa dev’essere vissuta per aver chiara cognizione e comprensione». (Itivuttaka, II, 36)»
«Tutte le formazioni sono impermanenti; tutte le formazioni sono soggette a soffrire; tutte le esperienze sono prive di soggetto. Quindi, qualunque forma, sensazione, percezione, formazione mentale o coscienza, passata, presente o futura, interna o esterna, grossa o sottile, alta o bassa, lontana o vicina, va compresa secondo realtà e vera saggezza: «Questo non mi appartiene; questo non sono io; questo non è il mio sé». (Anatta-lakkhana Sutta, Samyutta Nikaya XXII, 59)»
Commento
“Solo se la tua ricerca è sincera riuscirai a venirne a capo; il tuo sé è pura coscienza. Meditazione è sintonizzarsi con ciò che c’è già, la pura coscienza, che non è un’ulteriore stato mentale, ma la matrice stessa del tuo essere su cui è impossibile sovrascrivere alcunché.”
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