Un signora aristocratica che sembrava molto intelligente, sebbene malinconica, chiese: “Abbiamo udito di voi, Maharajji, come dello spirito più gentile e più nobile. Abbiamo desiderato a lungo avere il vostro darshan. Io venni qui già una volta, ma non potei rimanere alla vostra santa presenza tanto a lungo quanto avrei desiderato. Essendo una donna ed anche giovane, non potevo rimanere con della gente intorno, perciò andai via in fretta dopo aver fatto una o due semplici domande. Non ci sono degli uomini santi come Voi in questa parte del Paese. Sono felice perché ho tutto ciò che voglio. Ma non ho la pace della mente che porta la felicità: per guadagnarla, sono venuta a cercare la Vostra benedizione.”
Maharshi: La devozione soddisfa il tuo desiderio.
Devota: Io voglio sapere come posso guadagnare quella pace di mente. Per favore, suggeritemi come.
M.: Si, devozione e abbandono.
D.: Sono meritevole di essere una devota?
M.: Ognuno può essere un devoto. Il cibo spirituale è comune a tutti e non viene mai negato a nessuno, che la persona sia vecchia o giovane, uomo o donna.
D.: Questo è esattamente ciò che sono ansiosa di sapere. Sono giovane e donna di casa. Ci sono i doveri della donna di casa. La devozione è compatibile con una tale posizione?
M.: Certamente. Chi sei? Tu non sei il corpo. Tu sei Coscienza Pura. I tuoi doveri e il mondo sono solo fenomeni che appaiono nella Coscienza Pura. Essa rimane incontaminata. Cosa ti impedisce di essere il tuo proprio Sé?
D.: Si, conosco già la linea di insegnamento del Maharshi. E’ la ricerca del Sé. Ma il mio dubbio consiste nel domandarmi se tale ricerca sia compatibile con la vita di una donna di casa.
M.: Il Sé c’e’ sempre. Sei tu. Non c’e’ niente tranne te. Niente può essere separato da te. La questione di compatibilità o una domanda simile non sorge.
D.: Devo essere più precisa. Sebbene straniera, sono obbligata a confessare la causa della mia ansietà. Ho dei bambini. Un ragazzo, un bravo ragazzo, morì in Febbraio. Fui sconvolta dal dolore. Sono rimasta disgustata da questa vita. Voglio dedicare me stessa alla vita spirituale. Ma i miei doveri di donna di casa non mi permettono di condurre una vita ritirata. Di qui il mio dubbio.
M.: Ritiro significa dimorare nel Sé. Niente di più. Non significa lasciare un ambiente e rimanere presa in un altro, e nemmeno lasciare il mondo concreto e diventare coinvolta in un mondo mentale.
La nascita del figlio, la sua morte, ecc., sono cose viste solo nel Sé.
Pensa allo stato di sonno profondo. Eri consapevole di nessun avvenimento? Se il figlio o il mondo fossero reali, non dovrebbero essere presenti con te nel sonno? Non puoi negare la tua esistenza nel sonno. E nemmeno puoi negare che allora eri felice. Tu sei la stessa persona che adesso parla e solleva dubbi. Tu non sei felice, secondo te. Cosa è cambiato nel frattempo che la felicità del sonno si è interrotta? E’ la nascita dell’ ego. Questo è il nuovo arrivo nello stato di veglia. Non c’era ego nel sonno. La nascita dell’ego è chiamata la nascita della persona. Non esiste altro genere di nascita. Tutto ciò che è nato è destinato a morire. Uccidi l’ ego; non c’e’ paura di tornare a morire per ciò che è già morto. Il Sé rimane sempre anche dopo la morte dell’ ego. Quella è Beatitudine, Immortalità.
D.: Come si deve fare?
M.: Guarda per chi esistono questi dubbi. Chi è che dubita? Chi è che pensa? E’ l’ego. Tienilo. Gli altri pensieri cadranno via. L’ ego è rimasto puro; guarda da dove l’ ego sorge. Quella è Coscienza Pura.
D.: Sembra difficile. Possiamo procedere sul Sentiero della Devozione?
M.: Dipende dal temperamento e dalle predisposizioni dell’ individuo. La devozione è lo stesso che l’ investigazione.
D.: Intendo la meditazione, ecc.
M.: Si. La meditazione è su una forma. Questa porterà via gli altri pensieri. Il pensiero di Dio dominerà tutti gli altri. E’ concentrazione. L’oggetto della meditazione è così lo stesso che nell’ investigazione.
D.: Non vediamo Dio in una forma concreta?
M.: Si. Dio è visto nella mente. La forma concreta può essere vista. Tuttavia è solo nella mente del devoto. La forma e l’aspetto della manifestazione di Dio sono determinate dalla mente del devoto. Ma non è la finalità. C’e’ il senso di dualità.
E’ come la visione di un sogno. Dopo che è percepito Dio, comincia l’investigazione. Questa finisce nella Realizzazione del Sé. L’ investigazione è l’ultimo percorso. Naturalmente, pochi trovano l’investigazione praticabile. Altri trovano la devozione più facile.
D.: Il Signor Brunton vi ha trovato a Londra? Era solo un sogno?
M.: Si. Ha avuto la visione. Mi ha visto nella sua mente.
D.: Non ha visto questa forma concreta?
M.: Si, tuttavia nella sua mente.
D.: Ci dovrebbe essere l’ esperienza per realizzare il Sé. Se non ho l’esperienza, come posso liberarmi da questi problemi che mi affliggono?
M.: Anche queste cose sono nella mente. Ci sono perché hai identificato te stessa con il corpo. Se la falsa identità cade via, l’ ignoranza svanisce e la Verità è rivelata.
D.: Si, lo sento difficile. Ci sono discepoli di Bhagavan che hanno avuto la Sua Grazia e hanno realizzato senza troppa difficoltà. Anch’io vorrei avere quella Grazia. Essendo una donna e vivendo lontano, non mi è possibile stare alla santa presenza del Maharshi come vorrei e quanto vorrei. Io chiedo la Grazia di Bhagavan. Quando sarò tornata a casa, voglio ricordare Bhagavan. Possa Bhagavan accordare la mia preghiera!
M.: Dove stai andando? Tu non stai andando da nessuna parte. Anche supponendo che tu sia il corpo, il tuo corpo è venuto da Lucknow a Tiruvannamalai? Ti sei semplicemente seduta e un mezzo di trasporto o l’ altro si sono mossi; e alla fine dici che sei venuta qui. Il fatto è che tu non sei il corpo. Il Sé non si muove. Il mondo si muove in esso. Perciò, anche dopo quella che sembra una partenza da qui, tu sei qui e lì e dappertutto. Le scene si spostano. Come per la Grazia, la Grazia è dentro di te. Se è esterna è inutile. La Grazia è il Sé. Tu non sei mai fuori della Sua azione. La Grazia c’e’ sempre.
D.: Intendo che quando ricordo la Vostra forma, la mia mente dovrebbe essere rafforzata e quella risposta dovrebbe venire anche dalla Vostra parte. Non dovrei essere lasciata ai miei soli sforzi che sono, dopo tutto, deboli.
M.: La Grazia è il Sé. Come ho già detto, “Se ricordi Bhagavan, sei spinta a fare così dal Sé.” La Grazia non c’e’ già? C’e’ un momento in cui la Grazia non sta operando in te? Il tuo ricordo è il preannunciarsi della Grazia. Quello è la risposta, quello è lo stimolo, quello è il Sé e quella è la Grazia. Non c’e’ ragione per l’ansietà.
D.: Posso impegnarmi nella pratica spirituale, anche rimanendo nel samsara?
M.: Si, certamente. Uno dovrebbe farlo.
D.: Il samsara non è un impedimento? I libri sacri non sostengono la rinuncia?
M.: Il ciclo delle nascite e delle morti esiste solo nella tua mente. Il mondo non parla, dicendo ‘Io sono il mondo’. Altrimenti dovrebbe esserci sempre, anche nel sonno profondo. Poiché non è anche nel sonno, è impermanente. Essendo impermanente non ha forza. Non avendo forza è facilmente sottomesso dal Sé. Solo il Sé è permanente. La rinuncia è la non-identificazione del Sé con il non-sé. Con la scomparsa dell’ ignoranza il non-sé cessa di esistere. Quella è vera rinuncia.
– Ramana Maharshi – 9 Settembre 1936 –
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– Ramana Maharshi (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Ramana_Maharshi
– Aforismi di Ramana Maharshi (1879-1950)
– http://www.ramana-maharshi.it