Sappiamo che la pelle è intimamente legata alle nostre emozioni. Se glielo permettiamo le cose o le persone possono «entrarci nella pelle»; inoltre arrossiamo di imbarazzo o di orgoglio, diventiamo bianchi dalla paura, pallidi dal dolore, verdi di rabbia.
Per tutte queste ragioni, e per molte altre, la pelle è un magnifico oggetto di meditazione. Portando consapevolezza alla pelle noi percepiamo subito l’aria che circonda il corpo, forse per la prima volta a livello conscio. All’inizio forse è più facile sentire l’aria che tocca la pelle e la pelle che tocca l’aria quando soffia un po’ di vento, ma con l’allenamento riusciamo a sentire l’aria intorno al corpo in ogni circostanza, anche quando l’aria non si muove, anche solo portando consapevolezza all’involucro del corpo. La pelle respira e noi possiamo sentire o immaginare quel respiro che attraversa quella membrana fra la nostra carne e il resto della biosfera, se solo vi dirigiamo sopra intenzionalmente la mente. La consapevolezza può avvolgerci la pelle come un guanto avvolge la mano; imbeve direttamente la pelle come l’acqua imbeve una spugna, Quando siamo consapevoli delle sensazioni nella pelle è come se la mente abitasse la pelle: mente e pelle non sono separate, tranne quando la mente si perde via. Si potrebbe persino dire, senza paura di sbagliare, che la pelle sia un aspetto della mente.
Non sono osservazioni così tirate per i capelli come potrebbero sembrare: nel cervello c’è un certo numero di mappe, una delle quali è nota come «homunculus sensoriale». Le sue zone corrispondono ai lineamenti superficiali della pelle ma con mani, piedi e labbra enormi, a paragone di altre zone della pelle. Questo sta a rappresentare l’alta concentrazione di terminazioni nervose sensoriali in quelle zone particolari, elementi di percezione sensoriale molto raffinati incorporati in quella sottile membrana che è la nostra pelle e nel tessuto subito sottostante. E così quando si porta intenzionalmente la mente nelle mani o nei piedi o nelle labbra vi si percepisce una ricca tavolozza di sensazioni che ci scorre sotto la pelle. La pelle è in se stessa un mondo sensoriale: non è mai priva di sensazioni, anche quando non sembra entrare in contatto con nulla. In effetti è sempre in contatto con qualcosa, in virtù della sua funzione di interfaccia: in ogni momento ha un proprio livello di percezione sensoriale, è sempre « in contatto ». La domanda è: e noi, lo siamo? Riusciamo a essere in contatto con la nostra pelle?
Si percepiscono di più le sensazioni nelle mani e nei piedi e nelle labbra forse anche per via dell’alto numero di nervi motori presenti in quelle zone, specie nelle mani. I nervi sensoriali e quelli motori vanno – oserei dire – di pari passo; se percepite la vostra mano « da dentro » e subito fuori attraverso la pelle sentite una meraviglia di forme e funzioni che non è per nulla inferiore a quella di una delle splendide mani scolpite da Michelangelo. Noi onoriamo l’arte e la maestria e l’estetica che « dà vita alla pietra » in parte anche perché ci rimette in connessione con la nostra innata bellezza, una bellezza che trascende l’età e tutte le cose che ci succedono e che possono incidersi a chiare lettere nel corpo e sul corpo, insomma che… ci toccano. L’arte ci ricorda che queste sono le nostre mani miracolose che conosciamo tanto poco, che diamo così per scontate, che usiamo così automaticamente, alle quali possiamo essere paradossalmente tanto insensibili. Quando percepiamo la vita in modo tanto palpabile nel marmo, a nostra volta veniamo riportati alla vita, resuscitati metaforicamente e letteralmente. È un altro vantaggio di questa inevitabile, intrinseca reciprocità alla percezione; in questo caso avviene nel’’interfaccia trafficata fra mondo interno e mondo esterno, attraverso le superfici resistenti eppure delicate della pelle e delle dita, dei pollici e dei palmi: il miracolo delle mani.
(Da: Jon Kabat-Zinn, Riprendere i sensi)
– Jon Kabat-Zinn (amazon)
– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Kabat-Zinn
– https://it.wikipedia.org/wiki/Mindfulness
– Fonte