L’arte può essere divisa in due parti. Il novanta per cento dell’arte è arte soggettiva e solo l’uno per cento è arte oggettiva. Quel novanta percento di arte soggettiva non ha alcuna relazione con la meditazione. Solo l’uno per cento di arte oggettiva è basata sulla meditazione.
Arte soggettiva vuol dire che riversi la tua soggettività sulla tela – i tuoi sogni, le tue fantasie. È una proiezione della tua psicologia. La stessa cosa accade in poesia, nella musica, in tutte le dimensioni della creatività: non ti preoccupi della persona che vedrà il tuo quadro, non ti interessa cosa le succederà quando lo vedrà; questa è una cosa che non ti riguarda affatto. [ … ]
Osserva i dipinti di Picasso. È un grande pittore, ma è solo un artista soggettivo. Se guardi i suoi quadri, inizi a sentirti male, ti girerà la testa, comincerai a dare i numeri. Non puoi guardare i quadri di Picasso per troppo tempo. Ti viene voglia di scappare, perché il quadro non è nato da un essere silenzioso. Nasce dal caos. È il sottoprodotto di un incubo. Ma il novantanove per cento di tutta l’arte appartiene a questa categoria.
L’arte oggettiva è proprio l’opposto. Chi la fa, non ha nulla da buttar fuori, è del tutto vuoto, pulito. Da quel silenzio, da quel vuoto nascono amore e compassione. E da quel silenzio nasce la possibilità d’essere creativi. Questo silenzio, questo amore, questa compassione, sono le qualità della meditazione. [ … ]
(Da: Osho, The Last Testament, Vol. 3, # 24)
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