“L’osservazione di sé e il ricordo di sé sono i più importante ed essenziali processi nella trasformazione di un essere umano. […]
Siamo ben protetti contro una visione di noi. Il nostro egoismo ci isola; le immagini che abbiamo di noi stessi ci impediscono di vedere in profondità. Posso vedere un gesto, ma riesco a vedere da dove proviene? Posso udire il tono della mia voce, ma sono capace di risalire e osservare da dove viene quell’inflessione, quali pensieri e sentimenti vi sono collegati? Posso forse vedere la sorgente di un’emozione negativa? […]
Il pensiero e i pensieri nascono da ciò che è senza forma. […] Tutte le forme nascono dal senza-forma. Noi siamo questo eterno e immutabile non-forma, e insieme le mutevoli e limitate forme. […]
Quando il pensiero si svolge in modo intenzionale, quando l’attenzione è fermamente rivolta al soggetto del pensiero, piuttosto che essere presa dalle associazioni [mentali] o da impulsi sporadici, apre il soggetto alla sua pienezza. […]
Il momento in cui muoio a me stesso, in cui mi metto da parte, la gioia, l’estasi, sorge in me. In questo momento posso dire di sì a tutto ciò che chiamo «la mia esistenza». Il mondo va bene così com’è. […]
L’inizio dell’estasi […] è presente ovunque e riempie ogni vuoto. […]
C’è un terreno intermedio, una Realtà fondamentale che comprende il sé e il Sé. Può essere chiamata la mia vera natura. Per seguire cosa mi impedisce di sperimentarla devo solo guardarmi, così come sono.
È così semplice.
In questo istante, qual è il mio stato? Mi lascio avvolgere dalla mia attenzione.
Sono molto calmo. Segue il mio respiro. Osservo il movimento dei pensieri e delle associazioni. Le emozioni diventano tranquille. L’attività nella testa diminuisce. […]
Attraverso la sensazione del corpo percepisco che io sono. […] Sono testimone della mia esistenza.
Sono consapevole di un sentimento, una consapevolezza che accetta. Sono molto tranquillo, collegato con il silenzio interiore ed esteriore.
In questo istante non manca nulla. […]
La risposta assoluta è che non c’è risposta, nessuna risposta nel senso che si tratta di un’esperienza che non può essere messa in parole o formulata. […] Per me consiste nel sentirmi dire di fermarmi, e di essere consapevole del fatto che non sono consapevole di una specie di immobilità sempre presente nascosta dietro tutte le attività della mia vita. […] In fin dei conti si tratta di una nuova comprensione di chi siamo. Liberi dalle nostre associazioni mentali, siamo in grado di valutare nuovamente. In modo che non vi sia alcuna attività di pensiero relativa ad avere una risposta – o avere una domanda”.
William Segal (1904 – 2000) è stato interessato al pensiero orientale e alla meditazione. Ha studiato con molti leader religiosi del ventesimo secolo. Pionieri zen come Daisetsu Teitaro Suzuki e Paul Reps erano suoi amici personali. Negli anni quaranta ha studiato con Georges Ivanovitch Gurdjieff e poi guidato altri nel suo Insegnamento. La sua domanda preferita era: “Chi sei?” Sentiva che parlare di ogni cosa è una menzogna e che la verità reale è silenziosa. I suoi scritti, in gran parte note, trascrizioni, brevi periodi e invocazioni poetiche, puntano tutti in questa direzione lungo il cammino interiore.
– William Segal – Macrolibrarsi
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– https://it.wikipedia.org/wiki/William_Segal