Brother Achalananda (Self-Realization Fellowship) richiama – nel 5° di 5 video – il pensiero di Paramahansa Yogananda sui benefici che si ottengono dalla meditazione.
Come mi può aiutare la meditazione? Ottima domanda! Penso che qualcosa… ognuno di noi, quando comincia o pensa di cominciare a meditare, tende naturalmente a chiedersi: come può aiutarmi? I benefici che otteniamo dalla meditazione possono rivelarsi immediatamente, molto presto a volte, perché entriamo in contatto con una parte di noi stessi che è ben al di là della consueta coscienza dell’ego; iniziamo a entrare in contatto con la coscienza dell’anima.
E nell’anima si trova tanto potere e tanta forza che possiamo non trovare nell’ego. Così, cominciamo a sentire che siamo sostenuti da qualcosa che è più potente di noi; che non siamo soli; che non affrontiamo il mondo — e tutti i problemi del mondo o quelli personali — da soli. In altre parole, in sostanza questo ci insegna ad affrontare la vita, a gestire la vita. Spesso la persona comune è sopraffatta dalle prove che incontra, può sentirsi distrutta e non riuscire ad affrontarle, crollare in un mare di lacrime, o di disperazione e senso di impotenza. Ma se voi meditate, cominciate a comprendere che “Oh, c’è un potere più grande che posso invocare, che mi può aiutare, e io ne faccio parte!” Continuando a meditare sempre più e andando più in profondità, cominciamo a comprendere che siamo onde dell’immenso oceano della presenza di Dio. Essendo onde, l’oceano ci sorregge; noi non siamo soli. L’onda è sorretta dal grande oceano sottostante. Cominciamo a comprendere che la meditazione è potente, che c’è del potere in noi, ed è il potere di Dio. E che quel potere, perciò, è capace di superare qualsiasi cosa; è la capacità di realizzare ogni cosa. Lei ha trovato la felicità? Ho trovato una felicità che, anni fa, quando ho imboccato questo sentiero, non potevo neanche immaginare, non potevo neanche immaginare. In Dio c’è tutta la felicità. Le cose possono darci soltanto una felicità parziale e transitoria. La felicità dipende solo secondariamente e in parte dai beni accumulati o dai conseguimenti esteriori. Dipende soprattutto da chi siamo, dallo stato del nostro essere. E c’è uno stato, quando entriamo in contatto sempre più con la nostra natura di anime, anziché con la natura umana o dell’ego, che è soggetta a tutte queste situazioni infelici; e spesso ci accorgiamo che ci sentiamo come sballottati da una parte all’altra. Quando entriamo sempre più in contatto con l’anima e la percepiamo, allora viene la felicità. Nasce una sensazione interiore — felicità non è neanche la parola giusta. E’ gioia, in realtà. La gioia è un’intensa felicità. E’ ciò che i santi chiamano beatitudine. In realtà, credo che a parole non si possa descriverla. Possiamo solo dire “Sì! Ho visto… Non potevo, non posso credere, non credo di aver mai pensato di poter provare questo tipo di felicità”. E non significa che, provando questa felicità interiore, voi diventiate duri o freddi o insensibili con gli altri, no. In realtà, sentite più compassione, più comprensione per gli altri. E questa è una qualità molto positiva, riuscire a sentire per gli altri ciò che sentiremmo per noi stessi, essere capaci di aiutarli, essere capaci di pensare a loro. Guruji (Yogananda – ndr) esprime un concetto molto interessante. Ha detto: “Se penserete agli altri e li aiuterete senza pensare a voi stessi — cercando solo di renderli felici — vi accorgerete di aver colmato la coppa della vostra felicità”.
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– Paramahansa Yogananda su Wikipedia
– Aforismi di Yogananda su Meditare.it
– Imparare a meditare – Parte 1: La postura corretta
– Imparare a meditare – Parte 2: L’attenzione
– Imparare a meditare Parte 3: Come iniziare una meditazione
– Imparare a meditare Parte 4: La preghiera e la meditazione