L’immaginazione è sempre stata considerata in Occidente come un pericolo che rende tutto confuso. Così il tantra, col posto centrale che dà all’immaginazione creatrice, ci appare difficilmente comprensibile. Sono stato anch’io a lungo confuso da quel pregiudizio. Mi dicevo: la pratica della meditazione tende a riportarci al presente, a finirla coi sogni e i giochi illusori, a ritornare alla semplicità del contatto dell’acqua tra le mani, del respiro dalle narici…
Sconvolto dalla potenza dell’insegnamento di Chogyam Trungpa, sono andato negli Stati Uniti per incontrare molti studiosi e scrivere un libro su di lui. In quella occasione ho incontrato il poeta Allen Ginsberg, amico e studioso di Trungpa. La conversazione portò al suo maestro, ma subito mi meravigliai che un buddista come lui si interessasse di William Blake, che in Occidente è uno dei più grandi esempi di visionario. Quel giorno ho avuto una bella lezione.
Vedete, il concetto occidentale della percezione è molto strano. Forse non ve ne siete mai reso conto, ma quando diciamo, percepisco un albero, intendiamo: io, che sono qui, percepisco un albero là, oggetto della mia attenzione. La percezione avviene nella dualità soggetto/oggetto. Si basa su un’identificazione molto rapida: là un albero, là una sedia, là una pianta. Non ce ne rendiamo conto. Blake dimostra che l’immaginazione è sempre all’opera, nel senso che non vediamo niente senza che la nostra mente non ne giochi un ruolo. L’immaginazione creativa ci libera dai meccanismi mortiferi che restringono tutto. In questo senso Blake può scrivere in una lettera a un pastore che si stupiva dell’aspetto visionario della sua opera: “Sento che un Uomo può essere felice in Questo Mondo. E so che Questo Mondo è un Mondo d’Immaginazione e di Visione. Vedo tutto ciò che penso in Questo Mondo, ma tutti non vedono allo stesso modo. Agli occhi dell’Avaro una Ghinea è più bella del Sole e un Sacco usato per il denaro ha proporzioni più belle di una Vigna piena d’Uva. L’Albero che fa versare agli uni lagrime di gioia non è agli Occhi di un altro che una Cosa Verde che si erge di traverso sul cammino. Certi non vedono nella Natura che Ridicolo e Difformità, altri la Natura la vedono a stento. Ma agli Occhi dell’Uomo d’Immaginazione la Natura è l’Immaginazione stessa. Secondo quello che l’uomo è, cosi Vede. Secondo il modo in cui l’Occhio è formato, così sono i suoi Poteri. Vi sbagliate sicuramente quando dite che le Visioni dell’Immaginazione non si trovano in Questo Mondo. Per me Questo Mondo non è che una Visione continua dell’Immaginazione”.
Ecco ciò che Ginzberg mi ha mostrato. Leggendo Blake, ha compreso che creiamo il mondo ad ogni istante in modo meccanico, abituale e in fondo molto povero. L’immaginazione è la capacità insita nell’uomo di entrare in un rapporto vivo con qualsiasi cosa.
Bisogna distinguere qui l’immaginazione della fantasia da quella di altre fantasticherie. La prima è un rapporto libero, connaturato con la realtà, l’altra ne è interamente distaccata. In Occidente sono i poeti e tutti gli artisti che ci mostrano come aver accesso a lei. [ … ]
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