“Fai crescere la tua sensibilità. Quando tocchi, quando ascolti, quando mangi, quando fai il bagno, permetti ai tuoi sensi di rimanere aperti. E non pensare – senti.
Ti stai facendo la doccia: senti la freschezza dell’acqua che si riversa su di te. Non pensarci, non dire subito: ‘Com’è fresca. È fredda. Va bene’. Non dire nulla, non verbalizzare, perché nel momento in cui verbalizzi, perdi la sensazione. Nel momento in cui arrivano le parole, la mente ha iniziato a funzionare. Non verbalizzare, senti la freschezza ma non dire che è fresca.
Continuiamo a dire cose, ma non ci rendiamo nemmeno conto di ciò che diciamo. Smetti di verbalizzare; solo allora potrai approfondire le tue sensazioni. E, se questo accade, se le tue sensazioni diventano più profonde, questa tecnica può fare miracoli“.
Per ricordarci quanto sia importante nella nostra pratica la dimensione del sentire, dell’immersione del corpo, aspetto veramente centrale in questo approccio alla meditazione. Meditazione non più per disincarnarsi o allontanarsi dalla realtà delle cose, ma per ritornare a ciò cui il nostro mentale ci ha distanziati.
Siamo handicappati riguardo al sentire: non siamo nel sentire, siamo solo nel pensare il sentire. Lo pensiamo, lo concettualizziamo, lo verbalizziamo. È la reazione, è la difesa tipica di chi non sente: il sostituire il sentire con il mentale.
Lavoriamo invece a uno sprofondamento così radicale nel sentire che non vi è più nulla in noi che ci stia dicendo (un’idea, una parola, una categoria) cosa stiamo pensando. È questa cosa, è quell’altra cosa; è bella, è brutta; è per me, non è per me… Tutto questo è scomparso. C’è solo il vibrare profondo del sentire. Tutto è per me, perché tutto è adesso, ovunque vi è la porta. Sempre, ora, solo in questo istante, vi è il nirvana del sentire. Non cerco, non aspetto, è adesso. Lo sento? Mi sento?
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