In primo luogo, una nuova scienza (olistica) deve tener conto della realtà implicita della coscienza come base di partenza per una corretta valutazione della realtà e del vivente. Ognuno di noi è innanzitutto un “cogito”, una coscienza: “se pensiamo, dobbiamo avere coscienza di noi stessi e della cosa pensata”. E ricordiamo che la coscienza non è una “cosa”: coscienza è l’esperienza profonda dell’essere consapevoli!
… nessun uomo che non conosca la meditazione può comprendere appieno la descrizione dell’esperienza del vuoto, del silenzio o dell’autoconsapevolezza. La parola non è l’esperienza così come la mappa non è il territorio.
L’esperienza di sé è un’esperienza che si coltiva interiormente come un’arte sottile in cui il piacere risiede nell’esperienza stessa di essere coscienti, senza finalità, senza clamori o punti fermi. L’esperienza interiore insegna ad ognuno che nel proprio essere esiste una oceanica profondità, da cui nasce l’umiltà della non conoscenza.
(Da: “Enciclopedia olistica”, Le colonne della nuova scienza olistica, di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli)
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