Lo zen non è una conclusione concettuale raggiunta attraverso la riflessione e il ragionamento. La sua via non può essere trovata per mezzo della comune mente dualistica. Anzi, tutte le conoscenze e tutti i pensieri prodotti dalla nostra coscienza abituale devono essere messi da parte. Solo a questo punto si determina una esperienza reale, in cui si risveglia la non-mente, il vuoto. Lo zen è tale esperienza interiore, la via della meditazione.
Naturalmente i pensieri hanno un loro valore e una loro funzione culturale, ma, se si dimentica l’esperienza e si parla solo a livello concettuale, allora lo Zen stesso è già morto e ciò di cui si parla non è che un’ombra senza vita. Lo Zen può essere interpretato come il processo di far tornare i pensieri e le espressioni agli originali fatti esperienziali da cui hanno avuto origine.
Un giorno un monaco domandò al maestro Joshu (778-897): “che cos’è il dhyana?”. Joshu diede una risposta inaspettata: “è il non-dhyana“. Il monaco domandò ancora: ”Come può il dhyana essere il non-dhyana?”. Il maestro non diede una dimostrazione teoretica e rispose: “Perchè è vivo! E’ vivo!”.
La dicotomia esiste solo nella logica discriminante, ciò che vive è oltre la contraddizione.
La gemma più preziosa è già in mano vostra:
“Tutti gli esseri viventi sono originariamente dei Buddha.
Come nel caso dell’acqua e del ghiaccio,
dove non c’è ghiaccio senza acqua,
così non ci sono Buddha senza esseri viventi.
Ignorando quanto siano vicini alla verità,
gli esseri la cercano lontano… che peccato!
Sono come coloro che, immersi nell’acqua,
avendo sete, implorano da bere.”
(Dallo Zazen Wasan del maestro Hakuin)
Parole sempici e dirette che portano con loro tutto lo Zen. Smettiamo di affannarci per inseguire il risveglio, semplicemente sediamoci in zazen e guardiamo la natura di Buddha che è in noi. Senza aspettative, senza illusioni.
Per concludere:
(Shikantaza)
Quando non ci aspettiamo niente possiamo essere noi stessi.
Ecco la nostra via: vivere pienamente in ogni attimo di tempo.
Shunryu Suzuki (1904-1971)
Infine, un’altra breve nota d’approfondimento:
La pratica dello Zen non consiste nel fare chiarezza concettuale, ma nel gettar via i propri punti di vista e le preesistenti nozioni e i testi sacri e tutto il resto e penetrare tutti gli strati che ricoprono la scaturigine dell’essere che sta dietro di essi.
[Daikaku (1213-1279)]
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