Alle dieci meno un quarto questa mattina, proprio mentre Bhagavan stava alzandosi per andare a fare la sua usuale, piccola, passeggiata di metà mattina, un giovane uomo andhra si avvicinò al suo divano e disse: “Swami, sono venuto qui perché voglio fare tapas (austerità) e non so quale potrebbe essere un buon posto per farlo. Perciò qualunque posto voi mi indicherete io ci andrò”.
Bhagavan non rispose. Stava massaggiando le sue gambe e ginocchia, come spesso faceva prima di iniziare a camminare, a causa dei reumatismi, e sorrideva pacificamente a sé stesso. Noi naturalmente stavamo aspettando entusiasti quel che avrebbe detto. Un momento dopo prese il bastone che solitamente usava per sostenersi durante il cammino e, guardando il giovane uomo, disse: “Come posso dirti dove stare? E’ meglio stare dove sei” e, con un sorriso, uscì.
Il giovane uomo rimase sconcertato. “Quale è il significato di questo”? Esclamò. “Essendo una persona anziana pensavo che mi indicasse qualche posto sacro dove potessi stare ma, invece di ciò, mi ha detto di stare dove sono. Io adesso sono vicino a questo divano. Significa che devo stare qui? E’ per ricevere una tale risposta che mi sono rivolto a lui? E’ una faccenda su cui scherzare”?
Uno dei devoti lo portò fuori dalla Hall e spiegò: “Persino quando Bhagavan dice qualcosa in modo scherzoso c’è sempre qualche profondo significato in esso. Dove sorge il sentimento “io” lì è il Sé. Tapas significa conoscere dov’è il Sé ed è dimorare là. Per colui che deve conoscere chi è, che importanza ha dove sta? Questo è ciò che egli intendeva dire”. Egli così pacificò il giovane uomo e lo mandò via.
Similmente qualcuno chiese ieri:
“Swami, come possiamo trovare l’Atma”?
“Tu sei nell’Atma, così come può esserci qualche difficoltà nel trovarlo” Bhagavan replicò.
“Dite che io sono l’Atma, ma dove esattamente è l’Atma “, l’interrogante insistette.
“Se tu permani nel cuore e pazientemente cerchi lo troverai”.
L’interrogante sembrava ancora insoddisfatto e fece la curiosa obiezione che non c’era nessuna stanza, nel suo cuore, per lui in cui stare.
Bhagavan si girò verso uno dei devoti che stavano seduti lì e disse, sorridendo, “Guarda come è preoccupato su dove è l’Atma! Che cosa gli posso dire? Che cosa è l’Atma? Esso è onnipervadente. Quando gli dico che è chiamato “Cuore” egli dice che non c’è nessuna stanza in esso in cui possa dimorare. Che cosa posso fare? Dire che non c’è una stanza nel cuore dopo averlo completamente riempito di vasanas (tendenze inerenti e desideri) è come lamentarsi che non c’è una stanza in cui sedersi in una casa grande come Ceylon. Se tutto il ciarpame è buttato via non ci sarà una stanza? Il corpo in sé stesso è ciarpame. Questa gente è come qualcuno che riempie tutte le stanze della sua casa piena di ciarpame, che non è necessario per il suo corpo, e, allora, si lagna che non c’è una stanza per il suo corpo in essa. Allo stesso modo essi riempiono la mente con ogni sorta di vasanas e dicono che non c’è nessuna stanza per il Sé in essa. Se tutte le vasanas sono spazzate via e buttate ci saranno abbondanza stanze e tutto sarà Atma. Allora non ci sarà una cosa come un “io” separato, così che necessiti di una stanza. Chi vorrà occupare la stanza? Invece di cercare il Sé essi dicono “ non c’è la stanza! non c’è la stanza!”, è come se chiudeste i vostri occhi e diceste che non c’è il sole. Che ci si può fare?”.
– Ramana Maharshi – 10 settembre 1947 –
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Ramana_Maharshi
– Aforismi di Ramana Maharshi (1879-1950)
– http://www.ramana-maharshi.it