D.: Cosa accade all’ ego quando il corpo muore?
M.: L’ ego è il pensiero-‘io’. Nella sua forma sottile esso rimane pensiero, mentre nel suo aspetto grossolano comprende la mente, i sensi e il corpo. Essi scompaiono nel sonno profondo insieme all’ ego. Eppure il Sé è lì; in modo simile avverrà nella morte.
L’ego non è un’ entità indipendente dal Sé così che debba essere creata o distrutta da se stessa. Esso funziona come uno strumento del Sé e periodicamente cessa di funzionare. Si potrebbe dire che appare e scompare; si potrebbe considerare ciò come nascita e morte.
La conoscenza relativa appartiene alla mente e non al Sé. E’ perciò illusoria e non permanente. Prendi per esempio uno scienziato. Egli formula una teoria che la Terra sia rotonda e che riesca a provarlo e dimostrarlo su una base inconfutabile. Quando egli cade addormentato l’ intera idea svanisce; la sua mente è rimasta come un vuoto; che importa se il mondo è rotondo o piatto quando è addormentato? Perciò vedi la futilità di tutta questa conoscenza relativa.
Uno dovrebbe andare oltre questa conoscenza relativa e dimorare nel Sé. La conoscenza Reale è esperienza e non comprensione attraverso la mente.
D.: Perché non possiamo entrare e rimanere nel sonno profondo a nostro piacimento, così come invece lo possiamo nello stato di veglia?
M.: Il sonno profondo continua anche in questo stato. Noi siamo sempre in sonno profondo. Esso dovrebbe essere penetrato consapevolmente e realizzato in questo stato. Non c’e’ un entrare o un uscire da esso. Diventare consapevoli di ciò è il samadhi. Un uomo ignorante non può rimanere a lungo nel sonno profondo perché è forzato dalla propria natura ad emergerne. Il suo ego non è morto e risorgerà di nuovo. Ma l’ uomo saggio cerca di distruggerlo alla sua sorgente. Esso sorge ancora costretto dalla natura, cioé dal prarabhda. Ciò significa che sia nell’ ignorante che nel Saggio l’ ego balza avanti, ma con questa differenza, cioé che quando sorge l’ ego nell’ ignorante quest’ ultimo non è consapevole della sua fonte, oppure egli non è conscio del proprio sonno profondo negli stati del sonno e della veglia; mentre un Saggio, quando il suo ego sorge, gode la propria esperienza trascendentale con il suo ego tenendo il proprio fine sempre in vista. Questo ego non è pericoloso; è come lo scheletro di una corda bruciata.
Mantenendo costantemente il nostro scopo sulla nostra sorgente, il nostro ego è dissolto nella sua sorgente, come una bambola di sale nell’ oceano.
D.: Sri Ramakrishna disse che il nirvikalpa samadhi non può durare più di ventun giorni. Se vi si rimane, la persona muore. e’ così?
M.: Quando il prarabdha si è esaurito, l’ ego è completamente dissolto senza lasciare nessuna traccia dietro. Questa è la liberazione finale. Se il prarabdha non è completamente esaurito l’ ego sorgerà nella sua forma pura anche nei Liberati (jivanmuktas). Tuttavia dubito dell’ affermazione della massima durata di ventun giorni. Si diceva che le persone non potessero vivere se digiunassero trenta o quaranta giorni. Ma ci sono alcuni che hanno digiunato più a lungo, dicono un centinaio di giorni. Significa che per loro c’e’ ancora prarabdha.
D.: Come è resa possibile la realizzazione?
M.: C’e’ il Sé assoluto dal quale scaturisce una scintilla come dal fuoco. La scintilla è chiamata ego. Nel caso di un uomo ignorante essa si identifica con un oggetto simultaneamente con la sua nascita. Non può rimanere indipendente da tale associazione con gli oggetti. Questa associazione è ajnana o ignoranza, la cui distruzione è l’ obiettivo dei nostri sforzi. Se la tendenza a oggettivizzarsi è uccisa, esso rimane puro, e si fonde anche nella sorgente. L’ errata identificazione con il corpo è l’ idea io-sono-il-corpo.
Questa se ne deve andare prima che ne possano seguire buoni risultati.
D.: Come sradicarla?
M.: Noi esistiamo nel sonno profondo senza essere associati con il corpo e la mente. Ma negli altri due stati noi siamo associati con essi. Se fossimo una sola cosa con il corpo, come potremmo esistere senza il corpo nel sonno profondo? Possiamo separare noi stessi da quello che è esterno a noi e non da quello che è una sola cosa con noi. Perciò l’ ego non è una sola cosa con il corpo. Questo deve essere realizzato nello stato di veglia. I tre stati di veglia, sogno e sonno profondo dovrebbero essere studiati solo per guadagnare questo punto di vista.
L’ ego nella sua purezza è sperimentato in intervalli fra due stati o pensieri. L’ego è come il bruco che abbandona il suo appoggio solo dopo essere salito su un altro. La sua vera natura può essere trovata quando non è in contatto con oggetti o pensieri. Realizza questo intervallo con la convinzione ottenuta dallo studio dei tre stati di coscienza.
D.: Come ci addormentiamo e come ci svegliamo?
M.: Come al tramonto quando la gallina chiama i pulcini che vanno a nascondersi sotto le sue ali. La gallina allora va a dormire nel nido tenendo i pulcini sotto la sua protezione. All’ alba i pulcini vanno fuori e così fa la gallina. La gallina rappresenta l’ ego che raccoglie tutti i pensieri e va a dormire. All’ alba i raggi del sole emergono e sono di nuovo riassorbiti al tramonto. Allo stesso modo, quando l’ ego mostra se stesso, lo fa con tutte le sue caratteristiche. Quando affonda, tutto scompare con esso.
D.: A cosa assomiglia il sonno profondo?
M.: In una notte oscura e nuvolosa non è possibile alcuna identificazione individuale di oggetti e c’e’ solo la densa oscurità, sebbene il vedente abbia i suoi occhi aperti; Allo stesso modo nel sonno profondo il vedente è consapevole della semplice nescienza.
– Ramana Maharshi – 18 Novembre 1936 –
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– Discorsi con Sri Ramana Maharshi – 2 (amazon) (macrolibrarsi)
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– Ramana Maharshi (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Ramana_Maharshi
– Aforismi di Ramana Maharshi (1879-1950)
– http://www.ramana-maharshi.it