È difficile dare una risposta a quella che potrebbe sembrare una domanda piuttosto semplice. Si potrebbe anzi dire che il buon meditante, più pratica e maggiormente si rende consapevole di quanto l’essenza della meditazione stessa sia sfuggente, inafferrabile, indefinibile.
Possiamo tuttavia dire che la meditazione è uno stato di puro essere, di chiara consapevolezza, di attenzione osservante: uno stato originariamente naturale, ma per il quale è necessario un lavoro su di sé. Si ritorna alla condizione normale del corpo e della mente: uno stato di unità, precedente a qualsiasi dualità. Attraverso una serie di esercizi di indagine della propria meccanica fisica e mentale (dalle sensazioni e dai pensieri più grossolani a quelli più sottili), si è pienamente presenti, consapevoli, qui ed ora: si realizza la pienezza della pura attenzione.
Meditare è addestrarsi a quello che è stato chiamato ‘il miracolo della presenza mentale’: si scopre che quella che ritenevamo all’inizio una pratica circoscritta in tempi e luoghi prestabiliti (la palestra, la nostra camera, ad esempio) diventa via via una macchia d’olio in grado di mutare radicalmente il nostro stare nel mondo, il nostro vivere la vita. Meditare non significa rifugiarsi nel proprio paradiso mentale, bensì avere un contatto schietto e diretto con se stessi e con ciò che ci circonda, liberi dagli innumerevoli filtri che si interpongono tra noi e la realtà. Meditare vuol dire avere un reale possibilità di conoscere se stessi (un conoscere non meramente intellettuale) ed entrare in un percorso di crescita interiore. Tante sono le teorie psicologiche, filosofiche, ecc.: nella meditazione si abbandonano le parole, le spiegazioni, dirigendosi semplicemente all’interno della nostra natura.
La meditazione è attenzione: non si tratta di cosa stai facendo, ma di come lo fai.
La meditazione è la tua natura: non è un risultato – è una condizione reale. Non deve essere raggiunta, deve solo essere riconosciuta. È la tua essenza: non puoi averla e non puoi non averla. Non può essere posseduta, non è una cosa.
La meditazione è osservazione: non fare niente, non ripetere dei mantra, non ripetere il nome di dio – semplicemente osserva la tua mente. Non disturbarla, non ostacolarla, non reprimerla.
La meditazione non è un credo, non è un dogma, non è un culto, non è una religione, non è una morale, non è un giudizio: è un’esperienza evidente in se stessa.
La meditazione è non-fuggire: è rilassarsi ed essere nel momento, nel presente. È permanere nel qui e ora.
La meditazione è chiarezza di visione. È uno stato di pienezza, di vuoto e di unità.
La meditazione è l’arte della consapevolezza: è una resurrezione dalla cecità di ciò che è, è essere presenti.
La meditazione non è una tecnica, non è un pensiero particolare, non è uno sforzo, non è concentrazione: è comprensione ed equilibrio, è equanimità e silenzio, è ascolto e stabilità.
La meditazione non è staccare la spina: è lo stato naturale della mente, la sua semplicità, è il lasciare andare la presa, la quiete originaria.
– Da: lameditazionecomevia.it
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