La concentrazione per raggiungere le più alte vette dello spirito, per entrare in sintonia con la coscienza cosmica, ma pure per risolvere dei problemi contingenti. E Dio sa, anzi, (consentitemi di scherzare) il Signore Buddha sa di quanto oggidì ce ne sia davvero bisogno. Quindi coraggio, vi propongo qualche spunto, dopodiché concentratevi metodicamente, il più a lungo possibile, reiterando periodicamente con volontà indefessa (fatto salva la necessità di non esagerare) su ciò che riterrete più opportuno restringendo e focalizzando via via l’attenzione su di un solo punto.
Se, ad esempio, valutate che qualcheduno vi stia facendo un torto immaginatelo e inviategli la forma pensiero che vi sembrerà più utile come la luce della consapevolezza che esorcizzerà – nel senso che fugherà, cioè allontanerà, ossia scongiurerà – rapidamente le sue eventuali intenzioni malevole. Per la meditazione ci si rilassa e quindi ci si concentra sul momento presente.
Ti esorto a non sprecare il tempo, che è spedito come un dardo, rapido come un flusso impetuoso. La distrazione è interamente dovuta alla mancanza di concentrazione; la stupidità e la cecità sono causate dalla mancanza della vera conoscenza.
(Yung-Ming)
Quando si raggiunge la concentrazione, la mente è come la fiamma di una lampada collocata in un luogo senza vento: non vacilla.
(Bhagavad Gita VI, 19)
“Concentrando i raggi del sole con una lente – ossia con un semplice pezzo di vetro – si può provocare un incendio. Questo potere della concentrazione, gli Iniziati lo avevano già scoperto nel piano psichico, ben prima che i fisici ne avessero messo a punto delle applicazioni pratiche, e ne hanno fatto la base del loro lavoro spirituale. Da millenni, essi insegnano ai loro discepoli che, per avanzare sulla via della luce, devono radunare tutte le correnti sparpagliate nel loro essere, e applicarle in un unico punto. Questo esercizio di concentrazione tanto benefico, che ognuno può fare da solo a casa propria, perché non farlo tutti insieme? Se uomini e donne illuminati, determinati e consapevoli si riuniranno in numero sempre maggiore per chiedere il Regno di Dio, saranno come i raggi del sole concentrati su un unico punto, e allora potranno perfino far fondere i cuori più induriti.”
(Omraam Mikhael Aivanhov)
Ci sono tre tipi di pensiero malaccorto: pensare con sensualità, pensare con malevolenza, pensare a far danno. Questi tre tipi di pensiero passionale cessano del tutto in colui che è ben centrato in se stesso con la mente ben stabile nei quattro fondamenti della presenza mentale o a chi si sviluppa la concentrazione disidentificata. Questo è un motivo sufficiente per sviluppare la concentrazione disidentificata. La concentrazione disidentificata, una volta sviluppata e mantenuta, apporta grandi frutti e benefici notevoli.
(Samyutta Nikaya, XXII, 80)
Gli esseri risvegliati sono come fiori di loto, con radici di bontà, gambi di pace, petali di saggezza, fragranza di comportamento. Gli esseri risvegliati fanno girare la ruota dell’insegnamento proprio come dei buddha; il loro comportamento è il mozzo, la concentrazione i raggi; la conoscenza è il loro ornamento, la saggezza la loro spada.
(Avatamsaka Sutra)
«Quando si sviluppa la tranquillità [1], a che cosa serve? Si sviluppa la mente. E quando si sviluppa la mente, a che cosa serve? Si abbandonano le passioni. Quando si sviluppa l’introspezione [2], a che cosa serve? Si sviluppa il discernimento. E quando il discernimento è sviluppato, a che cosa serve? Si abbandona l’ignoranza». (Anguttara Nikaya)
Note: [1] tranquillità, in pali “sâmatha” (samâdhi). E’ la pratica della concentrazione, finalizzata alla focalizzazione della mente su un solo punto (citt’ekaggatâ), consistente, ad esempio, nell’osservazione del respiro (ânâpânasati);
[2] introspezione, in pali “vipassana”, è la visione senza impedimenti della “reale” natura dei fenomeni, p.es. le sensazioni del proprio corpo, che porta alla comprensione della loro natura mutevole, insoddisfacente e impersonale. Samâtha e vipassanâ sono le due branche della meditazione buddista.
Fate conto che un orafo prenda le tenaglie e metta dell’oro nella fornace per fonderlo. Se soffierà troppo sul fuoco, lo riscalderà troppo, e parimenti se spruzzerà troppa acqua, lo raffredderà. Se lo toglierà continuamente dal fuoco per esaminarlo, ugualmente non raggiungerà il risultato voluto. Ma se farà tutte queste cose al momento opportuno, conoscendo la natura dell’oro, riuscirà a lavorarlo e a renderlo brillante con facilità. Nello stesso modo, ci sono tre qualità cui un praticante dovrebbe prestare attenzione: la concentrazione, la determinazione e l’equanimità. Se presterà a queste qualità la giusta attenzione al momento giusto, la sua mente diventerà come l’oro, modellabile, brillante e pura.
(Anguttara Nikaya III, 103, Nimitta Sutta)
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