I buddisti che si sono destati sono consapevoli della propria esistenza, a differenza delle piante e degli esseri senzienti inferiori che non hanno nessuna consapevolezza. La loro buddità è dormiente, latente. La conoscenza buddica desta dell’essere illuminata come fu lo stesso buddha Sakyamuni. “Buddha” significa capacità di conoscenza. Il buddha Sakyamuni è uno che nacque circa venticinque secoli fa e raggiunse la coscienza buddica mediante la propria illuminazione. “Buddha” quindi è un sostantivo astratto, e il “Buddha” è un nome proprio che ha un profondo significato. Il Buddha consiste di due elementi, chiamati “mente” e “corpo”, buddha e il luogo di buddha, buddha e il dominio di buddha , l’anima e il luogo dell’anima, lo spirito ed il corpo dello spirito. Nella vostra lingua il lato spirituale si chiama “spirito” e il lato materiale si chiama “corpo”. Quando udivo sermoni cristiani alla radio, sentivo che anche i cristiani dividono questo corpo umano in due elementi: corpo e spirito. Lo spirito è buono, il corpo cattivo. Essi non capiscono perché lo spirito si debba mescolare con il peccaminoso corpo.
Nella nostra lingua, parliamo dei cinque skandha. Il lato “materiale” è chiamato «rupa», mentre il lato “spirituale” è diviso in quattro elementi:
il primo la percezione sensoriale (vedana); il secondo è il pensiero samjna); il terzo è il moto mentale (samskara); il quarto è la coscienza vijnana). Il secondo di questi elementi, il pensiero (samjna) è considerato uno stato mentale semimateriale. Il puro moto mentale è come l’acqua pura. La natura getta robaccia in questa acqua pura. Detriti che entrano attraverso gli occhi, gli orecchi, e così via, tutto viene mescolato, agitato. Così quando pensiamo, dobbiamo usare questa “sostanza”, non possiamo pensare senza parole o immagini, immagini e pensieri sono samjna.
Se manteniamo calma la nostra mente mediante la meditazione, tutta questa “sostanza ” verrà separata dal moto mentale (samskara) i detriti verranno a galla e la mente chiara mostrerà la sua stabilità. Il fondo dell’oceano della mente non è la mia mente: è la mente dell’universo. Nessuna “sostanza” proveniente dall’esterno può raggiungere la sua profondità; essa è senza fondo. Qui tutto è trasparenza. L’oceano è vijnana, la coscienza stessa. Il potere creativo dell’universo non è un essere umano; è il Buddha. Ciò che vede, ciò che sente, non è questo occhio o quest’orecchio, ma questa coscienza. Questo è il Buddha. Questo appare in ogni mente. Questa è comune a tutti gli esseri senzienti, ed è Dio. A questo congiungiamo le mani e ci inchiniamo. Questo è l’unico in cui crediamo; su questo possiamo basarci. Noi proveniamo da Questo e a Questo faremo ritorno. Questo è sempre con noi. Questo non ci è nascosto. Noi vediamo sempre Questo, giorno e notte, e conosciamo l’eternità, l’onniscenza, l’onnipresenza e l’onnipotenza di Questo. Questo è molto vicino a noi; possiamo parlare a Questo e Questo ci risponde. Questo ci protegge. Noi amiamo Questo; siamo figli di Questo. Non abbiamo bisogno di un tempio esterno: noi siamo il tempio. Non abbiamo bisogno di un coro per offrire inni a Questo; quando la mente è calma, la meditazione è l’inno che offriamo. La nostra religione è pura, semplice e vera. Non abbiamo bisogno di nessun predicatore. Quando arriviamo a casa e ci sediamo e giungiamo le mani in meditazione, in tutta tranquillità ci rendiamo conto di questa coscienza cristallina dentro di noi, e questo è il nostro rituale.
(Da: “L’occhio zen – discorsi di Sokei-an”)
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