Come abbiamo già ripetuto lo zazen (pratica di meditazione – ndr) non è solo o un stare seduti in una qualsiasi posizione, ma rappresenta innanzitutto un’attitudine mentale. Il luogo deve essere silenzioso e tranquillo; una musica dolce e rilassante può essere d’aiuto, ma è anche ottimale stare in una zona in contatto con la natura, sotto l’ombra di un grande albero.
Il luogo deve essere aerato, ma non devono esserci forti correnti d’aria, né troppo sole. Ma bisogna sempre ricordarsi che non è il luogo che ci porta ad entrare nello zazen, in quanto dovremmo divenire in grado di potere entrare nello stato dello zazen (nello stato meditativvo – ndr) anche passeggiando tra la gente. Comunque, inizialmente cerchiamoci un posto tranquillo che sia sempre il nostro, che anche idealmente rappresenti per noi un’oasi di pace e di tranquillità.
Dobbiamo imparare a rispettare questo luogo, in quanto è in questo luogo che espleteremo una delle funzioni dell’uomo: meditare. Il nostro abito deve essere comodo, non necessariamente largo, né tipicamente orientale, in quanto non è il nostro abito che ci fa entrare nello zazen. […]
Per quanto riguarda la posizione ricordiamoci che lo zen è per l’uomo e non l’uomo per lo zen. Questo significa che non si deve adottare una posizione che non sia consona con il nostro fisico, altrimenti la nostra attenzione sarà portata al dolore e non alla meditazione. Solo una posizione rilassata porterà la nostra mente a concentrarsi sulla respirazione arrivando a calmare gli impulsi che arrivano al cervello permettendo di entrare nello stato del samadhi.
Se nello zazen sorge un pensiero e si perde tempo a seguire il pensiero, allora quello che si sta facendo è pensare in posizione zazen, ma non è fare zazen, … Che differenza vi è tra il pensare in zazen e praticare zazen? In effetti anche chi effettua zazen pensa, in quanto chi pratica zazen è un essere umano e l’uomo è per natura un essere pensante. Tuttavia, nello zazen il pensiero non rincorre il pensiero, non prende forma, non gli si concede la vita. Un pensiero che sorge rimane allo stato di un pensiero appena nato, ma non diviene mai una successione di pensieri logici, per cui non arriva a perturbare la nostra coscienza dello zazen. Se penetrasse nella mia coscienza il pensiero di una azione che dovrei compiere, questo significa che tale azione è per me importante, ma che io, nella velocità della vita odierna non sono riuscito a stargli dietro; appena mi pongo in zazen allora il pensiero esce fuori, ma se io non proseguo nell’azione del pensiero il pensiero non riesce ad infastidirmi.
Lo zazen diviene una alternanza di pensieri che disturbano alternati a momenti in cui si corre il rischio di addormentarsi. Questi pensieri non hanno necessariamente una valenza negativa, in quanto possono rappresentare dei pensieri che io avevo nascosto nella mia psiche, ma che non avevo mai effettivamente rimosso, e che ora escono fuori.
In realtà non si deve praticare zazen, ma entrare nello zazen. Chi tende alla pratica dello zazen aspira, in realtà, ad uno zazen come un qualcosa da raggiungere, come ad un fine, quando, al contrario, è solo un mezzo per arrivare al satori.
Lo zazen non deve essere praticato solamente per allontanarsi dalle passioni, in quanto la vita sarebbe come un mare estremamente piatto, e la nostra vita scorerebbe come quella delle piante, senza sussulto da parte nostra. Inoltre, il desiderio di allontanarsi dalle passioni non è esso stesso una passione? In realtà bisogna che i nostri pensieri non scompaiono del tutto, ma non dobbiamo seguirli. E’ come ascoltare della gente che parla: noi possiamo anche ascoltare ciò che dicono, ma non dobbiamo necessariamente seguire ciò che hanno detto. Con lo zazen è possibile ridestarsi alla vita proprio perché si ci accorge che ciò che viene detto è solo un parlare e non ha alcun valore per noi, finalmente iniziamo a vivere la vita e non semplicemente a vivere nella vita. […]
Spesso può accadere che durante lo zazen si manifestino sensazioni, pensieri, fantasie: questo non succede in quantità maggiore perché si sta facendo zazen, ma ci si accorge maggiormente di queste fantasie quando si effettua zazen. Nello zazen si diviene calmi per cui ogni nostra variazione della condizione diviene visibile, mentre quando si è affacendati nella realtà quotidiana non ci rendiamo conto di questo.
Quando si effettua zazen non è necessario porre la nostra mente alla ricerca delle grandi verità della vita, ai grandi ideali, non perché questi siano negativi per il raggiungimento del nostro ideale dello zazen, ma perché spesso i nostri pensieri non sono “puri”. Ciò che noi pensiamo è ciò che noi pensiamo e non sempre è ciò che è giusto pensare; per questo motivo, abbandoniamoci al non-pensiero e cerchiamo di vedere dentro di noi; solo allora, quando abbiamo ripulito la nostra mente possiamo pensare alle grandi verità.
La forma concreta di questo modo di vivere è zazen.
– gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/zazendoishi.htm
– https://it.wikipedia.org/wiki/Zazen
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