Ogni notte, prima di dormire, chiudi gli occhi, e per venti minuti scendi nel vuoto che è in te. Accettalo, lascia che sia presente. Se affiora la paura, lascia che sia presente. Anche se tremi di paura, non rifiutare lo spazio che sta nascendo dentro di te. In due o tre settimane sarai in grado di percepirne la bellezza, sarai in grado di avvertirne la benedizione. E una volta gustata questa grazia, la paura sparirà da sola. Non devi lottare con lei.
Nel giro di tre settimane, un giorno all’improvviso sentirai una grande beatitudine, … Se è questo che senti, assumi la posizione fetale, diventa un bambino nel grembo della madre. E poi avverti semplicemente il tuo respiro, non fare altro. Ascoltalo semplicemente: il respiro che entra, il respiro che esce, il respiro che entra, il respiro che esce. Non devi ripeterlo a parole: avvertine semplicemente il fluire. Sentilo semplicemente, e in quel sentire insorgeranno un silenzio e una chiarezza straordinari. Fallo solo per dieci o venti minuti — da un minimo di dieci a un massimo di venti minuti — e poi dormi. Prima o poi bisogna confrontarsi con il proprio sentirsi soli. Una volta affrontato, questo sentirsi soli cambia colore, cambia qualità; acquista un sapore assolutamente diverso. Diventa un essere soli. Allora non è più isolamento, è solitudine. Nel sentirsi soli vi è infelicità, la solitudine si apre alla beatitudine.
(Da: Osho – Il libro arancione)
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