“La contemplazione non è né rapimento, né estasi, né l’udire improvvise parole inesprimibili, né vedere luci arcane. Non è il calore emotivo né la dolcezza che accompagnano l’esaltazione religiosa. Non è l’entusiasmo, né la sensazione di essere «afferrati» da qualche forza primordiale e trasportati impetuosamente verso la liberazione tramite una frenesia mistica.
Tutte queste cose […] non sono opera del nostro «io profondo»; sono solamente frutto di emozioni, del subcosciente somatico; sono un insorgere delle forze dionisiache del subcosciente. […] La contemplazione […] è uno spaventoso infrangere e bruciare di idoli, una purificazione del santuario, affinché nessuna immagine scolpita occupi il posto che Dio ha ordinato fosse lasciato vuoto: il centro, l’altare esistenziale che semplicemente «è»”