Non è necessario lottare contro la sofferenza, perché la sofferenza è una parte di noi, occorre trattare la sofferenza con molta dolcezza, non bisogna fare la guerra alla sofferenza, perché la sofferenza fa parte della vita e possiamo imparare molto dalla sofferenza.
È come per un giardiniere, nel suo giardino ci sono fiori, ma c’è anche immondizia. Ma un buon giardiniere può trasformare l’immondizia in compost con cui nutrire fiori e verdura
Allora la pratica è accettare la sofferenza, abbracciare la sofferenza e trasformare la sofferenza in qualcosa che nutre. È una cosa possibile.
Non bisogna avere paura della sofferenza, bisogna guardarla in faccia con molta comprensione: “Buongiorno, sofferenza! So che sei lì, mi prenderò cura di te”.
E abbracciando la vostra sofferenza, praticate la meditazione camminata, praticate la meditazione seduta, praticate la respirazione consapevole. La sofferenza è il vostro bambino. Occorre tenerla tra le braccia con molta dolcezza, con molta gentilezza. Non bisogna lottare con la sofferenza, bisogna abbracciarla. Con la sofferenza posso camminare, posso sedermi, posso respirare, posso cucinare e nello stesso tempo posso sorridere. Sorridere a cosa? Alla vita, alla gioia e anche alla sofferenza.
Con la sofferenza in voi, potete praticare la meditazione camminata, e camminare nel Regno di Dio, nella Terra Pura del Buddha con la vostra sofferenza. Perché no?
Il Regno di Dio non è un luogo dove non esiste sofferenza. Non voglio andarci se non c’è sofferenza, non voglio mandarci i miei figli in quel luogo, perché se non c’è sofferenza i miei figli non avranno nessuna possibilità di coltivare la comprensione e la compassione. La sofferenza gioca un ruolo estremamente importante nella vita. Senza la sofferenza non avremo la possibilità di poter coltivare la comprensione, la compassione, l’amore. Si può imparare molto dalla sofferenza. È mettendosi in contatto con la sofferenza che si può cominciare a comprendere e la comprensione porta alla compassione. Perciò nella vita quotidiana ci si deve mettere in contatto con la sofferenza, la sofferenza in noi stessi e la sofferenza intorno a noi e se si comincia a guardare la sofferenza, si comincia a comprendere, la comprensione farà sbocciare la compassione ed è la compassione che ci libererà dalla sofferenza, la sofferenza in noi e la sofferenza intorno a noi nella società. Perciò occorre tornare sempre alla sofferenza in voi e dite: “Buongiorno, mia piccola sofferenza. So che sei lì, sei sempre lì, mi prenderò cura di te”. È l’insegnamento del Buddha. Il Buddha ha detto c’è la sofferenza e bisogna guardare la sofferenza in profondità, per comprenderne la natura, le sue radici. La sofferenza è la prima nobile verità e se si guarda la prima nobile verità, si guarda la seconda nobile verità, cioè la natura, la causa di questa sofferenza, se si guarda la sofferenza, se si abbraccia la sofferenza con l’energia della presenza mentale, si potrà cominciare a comprendere la natura della sofferenza, la sofferenza in noi e la sofferenza nell’altra persona. È quando c’è la comprensione della sofferenza, avete già visto la seconda nobile verità e la quarta verità si rivela, la via che conduce alla trasformazione. Questo si rivela di per sé. Perciò la prima nobile verità è la chiave. Quando si guarda in profondità quella verità, si scoprirà la seconda nobile verità, la natura della sofferenza e quando c’è la comprensione della natura della sofferenza, la quarta nobile verità si rivela, la via che conduce alla trasformazione della sofferenza. La trasformazione della sofferenza è il benessere, è la felicità, è la terza nobile verità.
– Da: Thich Nhat Hanh – Trasformare la Sofferenza
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh
– Fonte: sito del Sangha di Milano nella tradizione di Thich Nhat Hanh
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