“Dobbiamo accettare i fatti come essi si presentano, senza giudicarli gradevoli o sgradevoli e senza trarre conclusioni. Non si tratta di un’accettazione di tipo mentale, di accettare delle idee, ma di un atteggiamento del tutto pratico e funzionale. Esso richiede soltanto attenzione. E l’attenzione deve essere di natura bipolare. Noi guardiamo la situazione e al tempo stesso osserviamo gli echi che essa desta dentro di noi sul piano del sentire e su quello dei pensieri. […] Restiamo allora […] liberi dal giudizio, dall’interpretazione e dalla valutazione, limitandoci a guardare […]. In tal modo non c’è alcuna interferenza di un «io», nessun desiderio di cambiare, di crescere o di diventare. Un’accettazione funzionale non è «morale». Qui non c’è bisogno di optare per un nuovo modo di vivere, il che, inevitabilmente, diventerebbe un sistema come un altro. […] In questo modo diventiamo più intimi con noi stessi, […] si presenta automaticamente un vero ascolto, e nell’ascolto vi è apertura, recettività. L’esplorazione non diventa mai una fissazione con un fine da raggiungere. Essa resta come una specie di «benvenuto», […] in ogni momento. […]
Tutti i tentativi di cambiare noi stessi sono basati su un’interpretazione […], ma quando non vi è nulla da interpretare, […] l’enfasi cade naturalmente sullo stesso prendere nota. […] L’osservazione ha in se stessa il proprio gusto […]. È l’apertura, il benvenuto, e questo è il nostro essere naturale. […]
Quando scompare l’abitudine di essere qualcuno che sta facendo qualcosa, resta soltanto un’attenzione nuda […]. La mente ritrova la sua sensitività naturale e la sua flessibilità, e al tempo stesso ci sentiamo liberi nel rapporto con ciò che ci circonda. […]
Prima di tutto diamo il benvenuto a tutto ciò che essa pensa di essere. Quando lei ha pienamente gradito tutto ciò che ha preso per se stessa, di colpo si troverà nell’apertura e si renderà conto che questa è la sua vera natura […].
Vivete sempre più intimamente con voi stessi. L’ascolto è amore. […]
Vi sono diversi strati in cui risentiamo normalmente una sensazione o una percezione. Quando alimentiamo un’osservazione priva di conclusioni, la sensazione si espande e affiorano gli strati più profondi, liberi dalle tensioni. Questa espansione non può essere prodotta. Il suo magnete è il benvenuto. Il pieno dispiegarsi dell’oggetto ha luogo quando lei presta sempre più ascolto al benvenuto e sempre meno alla sensazione, all’oggetto. Alla fine lei sente che si crea un improvviso trasferimento in cui i residui dell’accento posto sull’oggetto svaniscono nel guardare, nell’attenzione, nell’apertura. È una sorta di espansione in cui il così detto oggetto è assorbito nella consapevolezza. […]
Non vi è nulla da realizzare. […] Qui non vi è destinazione […]. Siamo semplicemente aperti a ogni percezione. Le cose appaiono in questa apertura, puntano verso l’apertura e svaniscono nell’apertura. Non vi è attaccamento né identificazione. Vi è soltanto l’accadere. Tutto ciò che appare punta verso la sua vera natura” (pp. 29-38).
– Dal testo di Jean Klein, Chi sono io?
– Jean Klein – macrolibrarsi
– Jean Klein – Amazon
– http://www.lameditazionecomevia.it