Oltre alla nostra coscienza individuale assumiamo [come nutrimento] anche la coscienza collettiva. Come Internet è costituito da numerosi siti individuali, così la coscienza collettiva è composta da coscienze individuali, ognuna delle quali contiene tutti gli elementi della coscienza collettiva. Quest’ultima può essere distruttiva, per esempio la violenza di una folla inferocita o, in modo più sottile, l’ostilità di un gruppo di persone ipercritiche o pettegole. D’altra parte, come la coscienza individuale, la coscienza collettiva può guarire, per esempio quando ti trovi insieme con amici o familiari affettuosi, o con sconosciuti mentre ascolti della musica, contempli delle opere d’arte o ti muovi in mezzo alla natura. Quando ci circondiamo di persone dedite al comprendere e all’amare veniamo nutriti dalla loro presenza e i nostri semi di comprensione e amore vengono innaffiati. Quando invece ci circondiamo di persone che spettegolano, si lamentano e sono perennemente ipercritiche assorbiamo le loro stesse tossine.
Avevo un amico musicista che da giovane era emigrato in California e poi, in tarda età, era tornato in Vietnam. Le persone gli chiedevano perché fosse tornato. «In California puoi mangiare qualsiasi cosa desideri, fare qualsiasi cosa ti piace, e gli ospedali sono eccellenti», sottolineavano. «Potevi comprare qualsiasi strumento volessi, avevi tutto. Perché sei tornato in Vietnam?» Lui rispondeva che in California era circondato da esuli che erano pieni di odio e rabbia, e che ogni qualvolta andavano a fargli visita lo avvelenavano con il loro risentimento. Non voleva assorbire quella rabbia e quell’amarezza nei pochi preziosi anni di vita rimastigli, così aveva cercato un luogo dove poteva vivere circondato da una comunità più felice, più amorevole. Se abitiamo in un quartiere colmo di violenza, paura, rabbia e disperazione consumiamo l’energia collettiva della rabbia e della paura anche non volendo.
Se viviamo in un quartiere che è molto rumoroso, con clacson che strombazzano e allarmi che suonano, consumiamo quell’energia e quell’ansietà. A meno che circostanze al di fuori del nostro controllo ci costringano a vivere in un simile quartiere, possiamo scegliere ambienti che siano invece tranquilli e capaci di offrire sostegno. E persino all’interno di ambienti rumorosi possiamo creare un’oasi di silenzio. Possiamo essere autentici artefici di cambiamento.
Se stai cominciando a pensare a come introdurre più silenzio e spazio nella tua vita in modo da poter coltivare la gioia, rammenta che nessuno di noi può riuscirvi da solo. È molto più facile ottenere e apprezzare la quiete quando hai un ambiente che ti sostiene. Se non puoi trasferirti in un ambiente fisico più pacifico, circondati quanto più possibile di persone che contribuiscono a promuovere un’energia collettiva di calma e compassione. Scegliere consapevolmente di cosa e di chi circondarsi è una delle chiavi per trovare più spazio per la gioia.
(Da: Thich Nhat Hanh, Il dono del silenzio)
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh
– Fonte web zeninthecity