“Quanto più siamo presenti, sperimentando pienamente la nostra presenza essenziale, tanto più faremo esperienza rallentata delle cose. […] Il tempo si rende più ‘disponibile’ per noi in senso esperienziale. Il rallentamento dell’esperienza ci collocherà sempre più nel presente. Più saremo la presenza e maggiormente saremo nel presente. La lentezza temporale ha quindi molto a che vedere con l’essere nel presente. […]
L’unico luogo in cui tocchiamo la vera Natura è il momento attuale […]. Il momento presente è quello ove essa interseca il tempo, perché è l’adesso. […] Se riconosco che esiste solo il presente, a che pro cercare di cambiare la mia esperienza? Ogni tentativo di correggerla e migliorarla significa credere che esista un futuro e che si viva per esso. Significa dire no al presente nella speranza di un avvenire migliore. […]
Ogni volta che vogliamo progredire verso il futuro ci scolleghiamo, ci allontaniamo dalla via della luce. La luce esperisce solo l’adesso, il momento attuale. Riconosce che ciò che è adesso è quello che è, è quel che è la realtà, l’attualità di questo momento. […] La nostra natura è luce, pura attualità, per cui agire nell’ottica di un futuro, che può migliorare o peggiorare, significa dissociarci dalla nostra vera Natura. […] In altre parole, l’orientamento della speranza verso qualcosa nel futuro ci disconnette dalla nostra vera identità. E così pure l’orientamento […] dell’avere uno scopo da realizzare.
Potreste per esempio pensare che uno di questi giorni sarete illuminati, per cui ora lavorate in tale prospettiva. La luce non penserebbe mai così, […] non dice che dobbiamo esercitarci adesso per raggiungere un obiettivo. […] Ma è vero che, se nella nostra vita c’è un futuro, dobbiamo considerarlo, per molte questioni pratiche. Quando calcoliamo spese ed entrate, scegliamo le polizze assicurative, oppure prepariamo una vacanza, dobbiamo includere nella progettazione l’idea di futuro. Ma cos’ha a che fare questo con l’esperienza di noi stessi nel momento attuale?
La vostra esperienza è nella vostra coscienza, che è un corpo di luce fluida. Perché non possiamo sperimentarlo anche quando stiamo stilando progetti per l’avvenire? Il modo in cui affrontiamo l’esperienza della morte è un esempio calzante di quel che sto spiegando. […] A intimorirci quando affrontiamo l’istante specifico che definiamo morte è la paura di essere del tutto nel momento, […] (senza passato o futuro). La morte è un momento senza futuro. Analogamente, è il timore del decesso fisico a renderci paurosi di essere completamente presenti, in qualsiasi momento. Come mai? Perché abbandonare del tutto passato e futuro implica la morte dell’io cui siamo abituati.
In altri termini, essere totalmente nel presente ci fa temere la morte perché riteniamo che un’assenza di tempo equivalga alla morte […]. Se ci assestiamo nel momento, ci rendiamo conto che non succede granché, solo alcune cose, qui e là. La consapevolezza principale è l’immediatezza dell’attimo. Ciò dipende dal fatto che la presenza, l’essere nell’adesso, è caratterizzata dal semplice essere qui, ora. Il nostro normale io si fonda invece sul fare, andare, assicurare che accadano delle cose. Non ci fidiamo che le azioni possano sorgere e procedano dall’immobilità interiore; non riconosciamo che l’Essere è il terreno di ogni cosa”.
– Da: La pratica della presenza – A. H. Almaas
– A. H. Almaas – Macrolibrarsi
– A. H. Almaas – Amazon
– Fonte