La meditazione favorisce l’esplorazione dell’interiorità. Che c’è là dentro? E’ davvero così diverso dal mondo esterno, o non si tratta, invece, di due approcci identici, quindi, soprattutto, una questione di qualità della propria consapevolezza?
“In un villaggio dell’India Settentrionale viveva una vecchina molto saggia e molto dolce e che per questo era amata da tutti. Un giorno gli abitanti del villaggio la videro che cercava con ansia qualcosa di fronte alla sua casetta (in quel tempo il villaggio stava attraversando grandi difficoltà nei rapporti interni).
Immediatamente tutti accorsero per chiederle cosa avesse smarrito, e la vecchina rispose che le era caduta una spilla antica che le era stata donata da sua madre che, a sua volta, l’aveva ricevuta da sua nonna, e per questo era molto affezionata a quell’oggetto. Naturalmente tutti si diedero da fare per aiutarla nella ricerca. Dopo alcune ore di ricerca senza esito, un giovanotto sbottò e disse: “ma nonnina, sapresti dirci almeno in che punto più o meno pensi che la spilla ti sia caduta?”. Candidamente la vecchina rispose: “dentro casa, vicino al focolare!”. Il giovanotto, visibilmente irritato, chiese di rimando se per caso fosse impazzita a cercare fuori dalla casa ciò che era stato smarrito all’interno. Con un sorriso la vecchina rispose: “nelle questioni materiali siete tutti bravi a sapere cosa fare, perché dunque continuate a cercare la felicità fuori di voi e non vi rendete conto che così facendo non la troverete mai?“.
Per arrivare a parlare di consapevolezza occorre innanzitutto fare una separazione tra interno ed esterno. Esterno è tutto ciò che possiamo percepire con i cinque sensi, interno è tutto ciò che accade fuori dalla portata dei cinque sensi. Non per questo i nostri aspetti interni sono meno reali: la nostra ansia, per esempio, non si può odorare o toccare o udire, eppure chi potrebbe negare che esista? O la paura, l’amore e il desiderio? Infatti uno dei primi passi dovrebbe essere di disegnare una carta di questa regione che vive nella semioscurità: fuori c’è una luce accecante fatta di suoni, parole, immagini, colori, carezze, schiaffi, profumi e sapori; dentro tutto è oscuro, caotico, un fluido energetico senza contorni precisi, in costante subbuglio può passare improvvisamente dal comunicare calore e benessere all’attanagliarci in una morsa di gelida disperazione. Senza sostanza, incontrollabile ed incomprensibile eppure in grado di trasportarci in un istante dalla vetta più sublime al baratro più orrendo.
Guardiamo in faccia la realtà: questa regione oscura ci terrorizza! Chi di noi si sente perfettamente a suo agio al buio e al silenzio? I mostri agiscono sempre al buio, gli incubi si nutrono di oscurità. Chi osa raccogliere il suo coraggio, accendere una torcia ed avventurarsi là dentro? Eppure è là che risiede il nostro Graal, è solo iniziando ad esplorare quella regione, ad illuminarla, che possiamo iniziare ad assumere il controllo della nostra esistenza. Lì sono nascoste le chiavi delle nostre catene. Possiamo iniziare da subito; c’è moltissimo lavoro da fare, ma il lavoro svolto nella sfera interiore non è deperibile: tutto ciò che raggiungiamo è nostro per sempre. Il lavoro è lungo, faticoso, ma in finale non è particolarmente difficile o complicato. Si tratta soltanto di iniziare a dedicare attenzione a ciò che avviene dentro di noi, a disegnare quella mappa. Sapere chi sono gli attori che recitano su quel palcoscenico e quali sono i loro ruoli. In ambiente esoterico questo lavoro è chiamato “autosservazione”. In ognuno di noi quella regione assume contorni diversi, come sarà la tua? Puoi iniziare subito, mentre leggi queste parole: quali sensazioni stai provando, che è più facile, ma soprattutto, e più faticoso, perché?
Per iniziare bisogna creare l’Osservatore. Finora abbiamo subito il caos che ha dominato la nostra vita interiore, ci siamo innamorati senza sapere perché, ci siamo stati simpatici o antipatici senza nessuna ragione apparente, ci siamo svegliati tristi o allegri, ci siamo trovati a nostro agio o a disagio in una situazione e così via. Questi aspetti influenzano pesantemente la qualità della nostra vita, eppure li subiamo come animaletti spaventati dal cespuglio in fiamme o li adoriamo come uomini primitivi che adorano il sole o il fulmine. E meno li capiamo e più ci rifugiamo nel bagliore accecante del vortice lavoro-famiglia-palestra-cinema-discoteca ecc., ecc., ecc. Sfortunatamente voltargli le spalle non significa risolvere il problema, ma esattamente il contrario. In realtà la mente, le emozioni, la paura, l’ansia, la depressione sono solo strumenti nati per aiutarci ad interagire con la realtà in modo più proficuo. La depressione, ad esempio, non è altro che un’indicatore che la nostra anima utilizza per comunicarci che ci sono alcuni aspetti della nostra vita che non stiamo gestendo in accordo con le nostre caratteristiche: in altre parole ci stiamo violentando. Se, ad esempio, essendo dei creativi ci siamo dedicati ad attività compilative ci sentiremo come un uccello a cui hanno tolto le ali, in caso contrario ci potremmo sentire come una tartaruga a cui hanno tolto la corazza.
Attenzione, bisogna precisare che in questa sede siamo lontani anni luce da qualunque tipo di giudizio! Il giudizio sugli altri è un altra delle trappole dell’ego, infatti anche il maestro Gesù mette in guardia da questo pericolo in modo molto energico (Matteo – 7, 1). Ogni essere e ogni evento dal momento che esistono o accadono sono utili all’evoluzione dell’energia. Inoltre il giudizio riporta la nostra attenzione all’esterno e quindi spezza il collegamento con noi stessi, così difficile da stabilire …
OK, chiarito questo punto possiamo tornare all’Osservatore.
Nota: La storia non fa proprio così. La vecchia alla domanda del giovane risponde: “La cerco fuori perchè c’è più luce.”
(Dal forum di meditare.it – il sito originario non è più on line. Grazie)
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