“Il lamentarsi è una delle strategie favorite dall’ego per acquisire forza. […]
Spesso è parte di questo schema l’appiccicare mentalmente etichette negative agli altri, sia mentre li avete davanti, sia quando parlate di loro, o anche pensando a loro. […]
Il risentimento è l’emozione che si accompagna alla lamentela e al giudizio sugli altri, e che dà ancora più energia all’ego. Essere risentiti significa essere amareggiati, indignati, offesi o feriti. Vi risentite dell’avidità degli altri, della loro disonestà, dell’assenza di integrità, di ciò che stanno facendo, di ciò che hanno fatto nel passato, di ciò che dicono, di ciò che hanno mancato di fare, di ciò che avrebbero o non avrebbero dovuto fare. L’ego ama questo. Invece di essere tolleranti con l’inconsapevolezza degli altri, ne ricavate la loro identità. E chi lo sta facendo? L’inconsapevolezza che è in voi, l’ego. A volte le «mancanze» che percepite negli altri non esistono neppure. È una proiezione della mente condizionata dall’abitudine a vedere nemici, una cattiva interpretazione per sentirvi superiore o per essere nel giusto. […]
Una delle vie più efficaci per andare al di là del vostro ego, ma anche per dissolvere l’ego collettivo umano, è proprio il non reagire all’ego degli altri. Quando siete in uno stato non reattivo vi rendete conto che non vi è nulla di personale e allora potete riconoscere un comportamento dell’altro come un moto dell’ego, come una espressione della disfunzione collettiva umana. A questo punto non vi è più nessuna compulsione a reagire. Non reagendo all’ego, spesso potrete permettere all’aspetto sano dell’altro di manifestarsi. Questa è la consapevolezza incondizionata che si oppone al condizionamento. Certe volte però dovete prendere delle precauzioni per proteggervi da persone molto inconsapevoli, e potete farlo senza considerarli dei nemici. E comunque la vostra protezione più grande è l’essere coscienti. L’altro diventa un nemico quando ne personalizzate l’inconsapevolezza che poi è l’ego. Non reagire è forza e non debolezza. Un’altra parola per la non reazione è il perdono. Perdonare è non vedere, o meglio guardare oltre; guardate oltre l’ego a quella parte sana che vi è in ogni essere umano, nell’essenza di lui o di lei.
L’ego ama lamentarsi e risentirsi non solo degli altri, ma anche delle situazioni. […] Questo non dovrebbe succedere; io non voglio essere qui; io non voglio farlo; mi trattano ingiustamente. E il più grande nemico dell’ego è, naturalmente, il momento presente, che è come dire, la vita stessa. […]
L’ego non vuole un cambiamento perché così può continuare a lamentarsi.
Provate a fare attenzione alla voce nella vostra testa, magari proprio nel momento in cui si lamenta di qualcosa […]: la voce dell’ego, niente altro che uno schema mentale condizionato, un pensiero. Ogniqualvolta sentite quella voce, vi renderete anche conto che non siete la voce, ma chi ne è consapevole. Siete la consapevolezza che ne è consapevole. […] In questo modo diventate liberi dall’ego, liberi dalla mente inosservata. […] Il vecchio schema mentale o l’abitudine mentale possono ancora sopravvivere, riapparire per un po’, perché vi sono dietro migliaia di anni di inconsapevolezza collettiva umana, ma ogni volta che viene riconosciuta si va indebolendo”
(Da: Un nuovo mondo – Eckhart Tolle)
– (Eckhart Tolle – Amazon)
– Eckhart Tolle su Macrolibrarsi.it
– http://it.wikipedia.org/wiki/Eckhart_Tolle
– Fonte