“Vi racconto un breve aneddoto: un monaco tibetano è stato in prigione per venti anni in Tibet e quando è uscito si è recato in India per parlare con il Dalai Lama; questi gli ha domandato:
– “Quale è la cosa più brutta, la cosa più tremenda che ti è capitata in prigione?”
E il monaco gli ha risposto:
– “La cosa più brutta è stata di perdere la propria compassione”.
Il più grave problema che lui ha dovuto affrontare è stato il pericolo di perdere la sua compassione, perché i cinesi lo picchiavano, lo torturavano e lui ha corso seriamente il pericolo di smarrire la propria compassione. Qualsiasi problema possiamo affrontare non bisogna perdere mai la tranquillità mentale. Se noi compariamo le grandi difficoltà che ha avuto questo monaco nella prigionia nel Tibet cinese, con le nostre difficoltà quotidiane ci rendiamo conto che queste sono niente rispetto a quelle del monaco. Egli, nonostante stesse in prigione, non ha perso la sua compassione e la sua benevolenza, e questo gli ha permesso di mantenere la propria stabilità mentale durante i venti anni trascorsi in prigionia. Questo è un punto veramente molto importante. Nonostante tutto, egli ha avuto la capacità di riconoscere che la compassione e la benevolenza sono le cose più importanti per la nostra vita attuale e per le nostre vite future. Mantenere la nostra tranquillità e la nostra pace mentale è la ragione per cui noi pratichiamo il Dharma.”
(Ven. Lama Geshe Gedun Tharchin)
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