In primo luogo, dovete capire i problemi che vi crea l’ego – la passione, il desiderio, la rabbia, l’impazienza, la vostra attuale situazione, il senso di inadeguatezza, i vostri disastri – e provare compassione per voi stessi.
Iniziate con il diventare l’oggetto della vostra sincera compassione. Cominciate da lì e pensate: “Questa è la situazione in cui mi trovo, ma non sono l’unica persona al mondo a vivere i conflitti dell’ego e a incontrare dei problemi. In qualunque società c’è gente di ceto superiore, di ceto medio e di ceto basso; alcuni sono estremamente belli, altri nella media, altri ancora proprio brutti. Ma tutti, proprio come me, cercano la felicità e non vogliono essere infelici”.
In questo modo, comincerà a svilupparsi in voi una sensazione di equilibrio, di eguaglianza. In qualche modo, dal profondo del vostro cuore, sorgerà un senso di equanimità verso i nemici, gli estranei e gli amici: non sarà solo una comprensione intellettuale, ma qualcosa di autentico e sincero.
Il buddhismo ha una tecnica di meditazione che insegna proprio a considerare uguali di tutti gli esseri viventi nell’universo perché altrimenti è impossibile dire: “Voglio dedicare la mia vita agli altri”. Né è possibile sviluppare la bodhicitta.
La bodhicitta è la mente più preziosa, più preziosa di un diamante. Per creare spazio per la bodhicitta, dovete sentire che tutti gli esseri viventi sono uguali e per farlo noi per primi abbiamo bisogno di una mente sana, che non discrimina. Considerare gli altri sullo stesso piano è qualcosa che si fa con la mente, non serve alcun cambiamento esteriore, e il nostro impegno non deve essere disturbato da proiezioni mentali che etichettano alcuni come nemici sgraditi, altri come amici a cui siamo legati e altri ancora come sconosciuti che ci sono indifferenti. Queste tre categorie sono un prodotto dalla mente; non esistono nella realtà.
Finché avrete come oggetto di odio anche un solo essere umano, fintanto che sopravvaluterete un oggetto di desiderio, fintanto che la vostra ignoranza vi farà ritenete indifferenti alcune persone – finché in voi ci saranno i tre veleni dell’odio, del desiderio e dell’ ignoranza – fino ad allora avrete un problema. E il problema non è dalla parte degli oggetti.
Come posso essere felice se Tizio è il mio problema maggiore, il mio nemico? Come posso essere felice? L’equilibrio ha a che fare con l’esperienza interiore. Dimenticate la bodhicitta, prima di realizzarla abbiamo tutti una lunga strada da percorrere.
Quello che sto cercando di dirvi è che il buddhismo tibetano e Lama Tsongkhapa considerano l’equanimità la qualità più difficile da realizzare. Ma vale la pena almeno provarci. Anche se è difficile, provateci.
Un altro modo di descrivere l’equanimità è definirla “la via di mezzo”. Ecco perché, da un punto di vista pratico, anche da buddhisti dovremmo provare un senso di eguaglianza rispetto alle religioni occidentali e orientali. Dovremmo essere rispettosi ed equanimi verso chi pratica il cristianesimo. Questo è il modo di essere felici, e la felicità è il vostro business principale. Penso che sia un errore per i buddhisti occidentali che sono ancora alle prime armi pensare che il buddhismo sia meglio del cristianesimo. E’ sbagliato. Prima di tutto, non è vero, e in secondo luogo, crea cattive vibrazioni e rende la mente malsana.
I buddhisti inoltre possono imparare molto dai cristiani. Recentemente sono stato in Spagna e ho visitato alcuni monasteri dove la rinuncia e lo stile di vita di alcuni monaci cristiani sembra migliore di quella che ho visto in molti monasteri tibetani. I monaci delle comunità monastiche tibetane hanno spesso atteggiamenti individualistici, mentre i monaci conosciuti nelle comunità cristiane sembravano essere completamente in armonia. Non avevano beni personali, condividevano qualsiasi cosa. Per me, quei monaci erano oggetti di rifugio. Naturalmente, se essere individualista è ciò di cui un individuo ha bisogno per la sua crescita spirituale, va bene anche così. Ecco perché esistono religioni diverse.
Tuttavia, si dovrebbe praticare il più possibile l’equanimità nella vita quotidiana. Cercate di non avere né nemici né oggetti di enorme, esagerato attaccamento. In questo modo, nello spazio del vostro equilibrio, potete sviluppare la bodhicitta, l’atteggiamento di chi dedica se stesso indistintamente a tutti gli esseri viventi.
La bodhicitta è una realizzazione estremamente elevata. È l’esatto contrario dell’egoismo e dell’egocentrismo. Vi rende completamente al servizio degli altri, per condurli alla più alta liberazione, che è al di là della felicità temporanea.
I nostri pensieri sono sempre estremi. A volte mettiamo troppa enfasi e un’enorme energia in attività da cui non otterremo nulla. La bodhicitta è invece molto pragmatica, ve lo assicuro. È come una medicina e la mente egoistica è come un chiodo, o una spada, conficcata nel cuore; è sempre doloroso. Con la bodhicitta, dal momento in cui inizia a svilupparsi, ci si sente incredibilmente tranquilli e si prova un piacere tremendo e un’energia inesauribile. Dimenticate l’illuminazione: non appena iniziate ad aprirvi agli altri, ottenete un enorme piacere e soddisfazione. Mettersi al servizio degli altri è molto interessante; è un’attività infinita. La vostra vita diventa continuamente ricca e stimolante.
Voi occidentali vi annoiate facilmente; di conseguenza, alcuni iniziano a fare uso di droghe o di altre sostanze. Vi annoiate e non sapete che cosa fare. E non è che le persone che si drogano sono necessariamente poco intelligenti; sono intelligenti, ma non sanno dove incanalare la loro energia in modo che sia di beneficio per la società e per loro stessi. Sono bloccati, non riescono a capire e finiscono con il distruggersi da soli.
Se non si vuole intendere la bodhicitta come l’atteggiamento di chi si mette completamente al servizio del prossimo – e a volte può essere difficile comprenderla in questo modo – si può anche considerarla un atteggiamento egoistico. In che modo? Quando cominciate ad aprirvi agli altri, vi accorgerete di quanto il vostro cuore sia stato chiuso e costretto, oppresso dal vostro “io”, dal vostro ego. Lama Je Tsongkhapa, nei Tre Aspetti Principali del Sentiero ha descritto l’ego come “una rete di ferro in cui siamo intrappolati”. Come si allenta questa tremenda costrizione? Quando si comincia a dedicarsi al prossimo e allora si vive una pace incredibile, un senso di rilassamento mai provato prima. Quindi quando dico che si può considerare la bodhicitta un atteggiamento egoista intendo dire che il suo risultato è un senso di pace e tranquillità che sorge in voi e per voi, conquistato semplicemente mettendovi al servizio degli altri.
Quello che conta davvero è il vostro atteggiamento: se siete aperti e gentili con tutti gli esseri viventi riuscirete a rilassarvi. A mio parere, avere un atteggiamento di bodhicitta è molto più potente – e molto più pratico in Occidente – che “spremersi” con la meditazione, visto poi che la vita frenetica di oggi non vi lascia tempo per meditare e quando ci provate spesso siete pigri: “Ieri sera ho fatto tardissimo… sono stanco perché ho lavorato troppo…” e altre scuse del genere. Credo invece che un atteggiamento forte, determinato e sincero che vi fa dire “Ogni giorno, per il resto della mia vita, a partire da oggi, mi dedicherò agli altri il più possibile” sia molto più efficace e potente.
[ Lama Thubten Yeshe – Tradotto (da Carolina Lami) – da The Essence of Tibetan Buddhism: The Three Principal Aspects of the Path and An Introduction to Tantra ]
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– Lama Yeshe (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Thubten_Yeshe
– Traduzioni dal Lama Yeshe Wisdom Archive
– Fonte