Nella nostra vita, come facciamo a mettere in pratica la compassione? Nell’insegnamento conosciuto come “la preziosa nascita umana”, il Buddha descrisse quanto sia raro e prezioso nascere come esseri umani nell’ampio schema cosmologico e quanto, da esseri umani, sia raro e prezioso sperimentare proprio la giusta miscela di piacere e dolore per intraprendere una profonda ricerca spirituale. Se nella nostra vita c’è troppo dolore, ne veniamo sopraffatti, e magari dobbiamo concentrarci unicamente su come sopravvivere giorno per giorno. Se c’è troppo piacere, allora possiamo divenire indolenti e non avere la scintilla che sprona a cercare il significato della vita.
Questo insegnamento incoraggia la compassione in due modi. Innanzitutto possiamo impegnarci a creare per tutti gli altri il tipo di ambiente nel quale ci siano spazio e tempo sufficienti a un’apertura spirituale, in modo che le persone possano vivere con la consapevolezza che moriranno e scopriranno quella verità, verità che va oltre la morte, oltre questo corpo e questa mente. In secondo luogo, se vediamo persone che, indipendentemente da quali siano le loro condizioni terrene, sprecano la preziosa opportunità di risvegliarsi in questa breve vita umana, possiamo essere mossi a compassione verso di loro. Vivendo con consapevolezza, ogni aspetto dell’esistenza può essere un’opportunità per la compassione. Perfino un’azione molto semplice può rivelarsi un’espressione straordinaria del cuore compassionevole. Talvolta pensiamo che per essere compassionevoli dobbiamo essere madre Teresa; invece, possiamo osservare le cose semplicissime che facciamo nella vita per capire cosa riflettono del nostro rapporto col dolore, se riflettono una comprensione della sofferenza, se stiamo osservando le varie condizioni che concorrono a formare una data situazione e se stiamo guardando la situazione nel suo contesto.
Perfino l’azione più semplice può fare una bella differenza: possiamo non essere capaci di rimuovere la massa della sofferenza altrui, ma possiamo essere presenti. Se, attraverso il nostro piccolo atto di presenza qualcuno non si sentirà così solo nel proprio dolore come era in precedenza, questo è già un dono immenso.
Qualunque vita ci si presenti, la nostra risposta può essere espressione della nostra compassione; qualunque persona ci parli sinceramente o con falsità, bruscamente o gentilmente, possiamo rispondere con una mente colma d’amore. Anche questo è un atto di servizio compassionevole.
[ Da: Sharon Salzberg, L’arte rivoluzionaria della gioia ]
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