“Per l’attivazione delle facoltà superiori e per il risveglio della coscienza spirituale, i metodi da usare sono diversi: qui si tratta di facoltà che generalmente sono in uno stato rudimentale o latenti; di facoltà sottili e delicate che richiedono condizioni speciali per esplicarsi.
La principale è quella della sospensione, il più possibile completa, delle altre attività psichiche ordinarie. Affinché l’intuizione ci possa far scorgere ciò che vi è nel nostro supercosciente, affinché la voce sommessa della nostra anima profonda possa raggiungere la nostra coscienza, occorre che il consueto tumulto delle nostre emozioni, l’incessante lavorio della nostra mente irrequieta sostino, almeno per un poco di tempo.
Ma occorre restare ben vigili, dominando da un lato con calma fermezza la personalità ordinaria e tenendo d’altra parte l’‘occhio interno’ volto e fisso verso l’alto. In altre parole, occorre dare un’altra direzione ed un altro obbiettivo alle nostre funzioni psicologiche: la mente – anziché elaborare, come di solito, gli elementi fornitile dall’esperienza sensibile o di svolgere la sua attività razionale – deve stare tutta raccolta, calma, divenire come uno specchio terso in cui si possano riflettere senza deformazioni le immagini provenienti dai livelli interni più alti. Il sentimento, lasciando i suoi oggetti consueti, deve trasformarsi in fervida aspirazione, in slancio d’amore verso lo Spirito. La volontà personale deve rinunciare, almeno per il momento, ad affermarsi e a spingere all’azione, ma deve divenire una libera obbedienza, una volenterosa dedizione alla più alta Volontà del Sé spirituale.
La manifestazione delle forze supercoscienti in noi può avvenire in modi diversi: talvolta esse affiorano gradualmente e quasi insensibilmente: è come il lento diffondersi di un vago chiarore d’alba in un mattino nebbioso, in cui si delineano appena i contorni indecisi di forme ignote. Altre volte invece si hanno dei rapidi lampeggiamenti che illuminano per un istante, abbagliandoci, un vasto paesaggio e poi si dileguano. Oppure sono bruschi afflussi di forza che ci investono e che quasi non sappiamo sostenere e che poi si ritirano.
Così cominciano delle alternative di luce e di ombra, tutto un gioco complesso di azioni e reazioni fra la personalità e lo Spirito, un avvicendarsi di momenti di calma e di periodi di travaglio e di lotta. Ma questi non debbono essere imputati allo Spirito, bensì alla resistenza e alla renitenza opposta delle varie parti coscienti e inconsce della nostra personalità; per raggiungere quindi più presto e più facilmente la meta occorre eliminare quelle resistenze dovute alla incomprensione, all’abitudine, a cattiva volontà, e lasciar operare liberamente lo Spirito in noi.
Obbediamogli, anzi cooperiamo in modo consapevole, intelligente, attivo, col Sé spirituale; così potrà svolgere sempre più e sempre meglio la sua azione purificatrice, elevatrice, unificatrice. Ricordiamo che una volta stabiliti i rapporti fra la personalità e lo Spirito, una volta iniziata l’opera di unificazione, questa non può più arrestarsi, neppure se tentiamo di ribellarci, poiché le energie spirituali sono più potenti delle forze puramente psicologiche.
Perciò procediamo decisamente in quella collaborazione col nostro più alto e più vero Io, che ci condurrà alla psicosintesi spirituale, cioè alla formazione di una personalità più ricca ed elevata, più armoniosa, più forte; capace di esprimere in modo fecondo tutte le sue potenzialità.
– Da: Roberto Assagioli (Psicosintesi. Per l’armonia della vita, pp. 145-146) –
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