Duemila anni prima che l’Occidente scoprisse il concetto di ecumenismo, l’imperatore Ashoka (1) fece incidere su roccia il sottoriportato editto.
XII EDITTO SU ROCCIA
Non bisogna incensare solo il proprio Dharma
disprezzando e criticando il Dharma altrui,
ma bisogna vedere quel che c’e di buono in ogni Dharma
e apprezzarlo per questo. Cosi’ facendo, infatti, si aiuta
il proprio Dharma a crescere e si rende un servizio
anche al Dharma degli altri.
Comportandosi nel modo opposto
si scava la tomba al proprio Dharma
e si danneggiano gli altri.
Chiunque esalti il proprio Dharma
e disprezzi gli altri,
lo fa certo per devozione al suo Dharma,
pensando “Voglio rendere onore al mio Dharma”,
ma, al contrario, comportandosi cosi’,
danneggia il proprio Dharma in modo ancor piu’ grave.
Pertanto la concordia e’ cosa buona:
siate tutti disposti ad ascoltare tutto
e siate aperti alle dottrine professate dagli altri.
(1) Ashokha, imperatore indiano (274 ca. – 237 a.C.) della dinastia Maurya, domino’ su tutta l’India e fu in rapporto con i regni ellenistici. Fervente buddista, e tollerante verso le altre religioni, e’ celebrato dalla tradizione come modello, mai uguagliato, di sovrano illuminato.
Parafrasando, la meditazione appartiene a tutti, non è induista, buddhista o cristiana. Non è sinonimo di spiritualità generica, non è sincretismo, ma è un dono per chiunque ne faccia buon uso.
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