Una variazione sull’antica favola, dovuta a Ned Ludd. (Ned Ludd è uno pseudonimo, quello di un listante anglosassone su di una lista zen, con riferimento al capo di una rivolta degli operai inglesi nel settecento contro delle macchine. I ludditi sfasciavano le macchine che toglievano il lavoro alla povera gente).
«Cinque ciechi ed un pedante (che aveva gli occhi ma non sapeva vedere) un giorno decisero che la loro missione in vita era di scoprire un elefante. Avevano tutti sentito dire che un elefante c’era, ma nessuno di loro aveva la minima idea di cosa potesse essere un elefante.
Si misero allora in cammino, e viaggiarono lontano, alla ricerca dell’elefante. Finalmente, in un paese lontano, un uomo incontrato per strada gli disse che ne avrebbero trovato uno sotto le ombrose fronde di una foresta vicina.
“Ora, poveri miei fratelli ciechi,” disse il pedante (che non era meno cieco degli altri), “è d’uopo avvicinarci all’elefante con cautela. Non bisogna che usiamo il pensiero discorsivo, né i concetti, né qualsivoglia processo mentale nel discernere l’elefante, ma solo che dipendiamo dalla sensazione bruta che ci perverrà dall’elefante.”
Tutti i ciechi concordarono, e fu così che il pedante ed i cinque ciechi si aprirono un sentiero nell’oscurità del bosco. Infine, c’era un vecchio elefante tranquillo, logorato dagli anni di lavoro e di pena, che stava lì in una radura, masticando foglie.
Gli uomini avanzarono furtivamente, incerti del luogo in cui stavano, e di dove stava l’elefante. Lo circondarono con circospezione, finché ognuno si trovò davanti a una parte diversa del pachiderma.
L’uomo che se ne stava presso il fianco dell’elefante disse, “Aha! L’elefante è proprio come una parete, solida, liscia e piatta.”
“Niente affatto!” disse un altro dei ciechi, che se ne stava vicino alla zanna, “somiglia molto ad una lancia, è aguzzo e duro.”
“No, no,” disse un terzo, che stava reggendo la proboscide, “l’elefante è proprio come una serpe, un’ enorme biscia arrotolata.”
“Ma sbagliate tutti,” disse il quarto, che se ne stava accanto ad una zampa, “poiché l’elefante è esattamente come un albero, un enorme albero ben piantato a terra!”
Il quinto cieco, che stava vicino all’orecchio dell’elefante, disse, “Ahi, nessuno di voi ha colto la realtà, è ovvio che l’elefante è come un ventaglio, o il ramo di una grande palma!”
Nel frattempo il pedante stava dietro all’elefante. “Ciechi siete tutti, e ciechi rimarrete,” esclamò, “delusi dalle vostre elucubrazioni e discriminazioni. Io vi dirò precisamente cos’è l’elefante!” La testa del pedante stava proprio all’altezza dell’ano dell’elefante, e come stava avanzando pian piano, l’elefante alzò la coda e scoreggiò. E la testa del pedante penetrò nel retto dell’elefante.
“AHA!” echeggiò il suo grido, “La verità dell’elefante è vacuità, poiché è esattamente come un’ enorme spelonca puzzolente!”
Queste le immortali parole del poeta:
“E così questi uomini dell’Indostan
Disputarono a lungo e fortemente,
Ognuno nella propria opinione
All’eccesso fermo ed ostinato.
Benché ognuno fosse in parte nel vero,
Avevano tutti torto!”
John Godfrey Saxe
Morale:
Se siete ciechi, e lo sapete, non seguite un uomo che ha la testa nel sedere (il suo oppure quello di un altro essere) …»
(Fonte)