Nirvana (Nibbana, ovvero estinzione, cioè, l’estinzione del sé; secondo l’Hinayana è definita come “l’estinzione dell’illusione”, secondo il Mahayana come “il conseguimento della verità”. Nirvana significa, secondo quest’ultimo, l’illuminazione, lo stato della mente in cui identificazioni, desideri ed egoismi sono estinti, la felice condizione dell’illuminazione, la pace della mente, la beatitudine, la gloria della giustizia in questa vita e oltre; l’eterno riposo di Buddha dopo la morte. Buddha stesso ha rifiutato di risolvere il problema se il Nirvana sia, o meno, la cessazione definitiva della personalità.
Ulteriori precisazioni
Nirvana
Il nirvana, dicono quelli che se ne intendono, non è un concetto, perché se fosse riducibile a un concetto non sarebbe il nirvana.
Il problema con tutte queste parole sanscrite e pali è che vien quasi naturale interpretarle in chiave metafisica, come se alludessero a chissà quale mistero iperuranio. In realtà il Buddha Sakyamuni parlava la lingua corrente e impiegò questa parola per significare semplicemente l’estinzione della sete di sensazioni, che è la causa del rinnovarsi della sofferenza esistenziale. Quando la causa del dolore è spenta, allora si sperimenta in vita uno stato che è, nelle parole stesse del Buddha, «non nato, non creato, non diveniente e non condizionato». E’ chiaro che se il nirvana è fruibile mentre si è in vita, allora non implica la sua cessazione.
Alla domanda se un Buddha continui ad esistere dopo la morte, Nagarjuna risponde:
«Che il Buddha continui ad esistere dopo la morte non si può affermare; che non continui ad esistere dopo la morte non si può affermare; che continui ad esistere dopo la morte e non continui ad esistere dopo la morte non si può affermare; che né continui né che non continui ad esistere dopo la morte non si può affermare».
Se non hai capito, non ti preoccupare. Quelli che se ne intendono (sempre loro) assicurano che non c’è niente da capire…
Nirvana
Stato di illuminazione in cui ogni forma di sofferenza emotiva e conflittuale cessa definitivamente. Il termine è sanscrito, in giapponese nehan. Il significato originario è: “estinguere o spegnere per mancanza di combustibile” e implica il totale esaurimento dell’ignoranza e della brama: in tale condizione dello spirito si contempla la vuotezza dell’essere. Indica anche lo stato di profonda illuminazione raggiunto dal Buddha Shakyamuni.
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