Nichiren, nacque il 16 febbraio del 1222 a Kominato, un piccolo villaggio del Giappone e a dodici anni, entrò in monastero Buddhista dove, nel 1273, prese i voti buddhisti e assunse il nome spirituale di Rencho, il “Loto Eterno”.
Dopo ulteriori anni di studio e di meditazione, Rencho cominciò a nutrire dei dubbi sull’insegnamento del Buddha in uso in quei tempi e cioè la venerazione del Buddha Amida.
Secondo gli insegnamenti amidisti, l’invocazione del Nome del Buddha Amida avrebbe condotto alla salvezza gli esseri viventi anche senza la pratica e la conoscenza del Dharma. Non solo: la salvazione non avveniva attraverso i propri sforzi, ma solo e soltanto per mezzo della grazia del Buddha. Il fatto che il credente invocasse il Nome di Amida era già di per sé una garanzia di salvezza: nessuno, infatti, può invocare il Buddha se non chi è stato prescelto per la grazia.
Rencho trovò discrepanze fra questo insegnamento e la predicazione originaria del Buddha, che era invece caratterizzata dalla propria responsabilità e dal cammino individuale. Inoltre, egli vide nella passività degli amidisti, i quali attendevano la grazia del Buddha, l’antitesi di una vita spirituale attiva e dedita alla salvezza degli altri. Gli amidisti si lamentavano della corruzione dilagante nel mondo, e sapendo di essere entrati nel periodo della fine del Dharma, conclusero che non sarebbero mai stati in grado di conseguire l’Illuminazione con le sole proprie forze. Essi preferivano affidarsi al Buddha Amida e attendere la grazia.
Per risolvere i suoi dubbi, Rencho abbandonò il piccolo monastero e i suoi studi lo portarono nelle biblioteche dei templi più famosi dell’epoca, compreso il Grande Santuario del Monte Hiei, considerata la Mecca del Buddhismo trovando però che anche la casta dei monaci era degenerata non disdegnando gli aspetti profani del mondo.
Finiti i suoi studi, Rencho si ritirò in meditazione su una montagna per una settimana e conseguì il Risveglio Spirituale indicando come unico mezzo di salvezza il rispetto dell’insegnamento del Sutra del Loto e “coniando” una formula simile al nenbutsu di Amida : Namu Myohorengekyo (invoco il Sutra del Loto). Mutò quindi il suo nome in Nichiren, “il Loto del Sole”.
La verità rivelata da Nichiren fu la causa dei successivi problemi di Nichiren. Denunciò infatti pubblicamente la corruzione del clero inimicandosi il suo stesso signore feudale fervente Amidista, da cui dovette fuggire per evitare il peggio.
Da allora, Nichiren predicò il suo insegnamento come monaco errante. Lentamente, i primi discepoli cominciarono a seguirlo, così come le prime persecuzioni. Nel corso della sua vita, il Nichiren venne ripetutamente perseguitato ed esiliato. Gli alti ecclesiarchi del Buddhismo vedevano in lui un eretico, un pericoloso agitatore di folle e pertanto decisero di zittirlo.
Secondo tradizione leggendaria, nel 1271, Nichiren venne arrestato e sommariamente processato, finendo per essere condannato per alto tradimento. Venne condotto a Tatsu-no-kuchi, una località isolata nei pressi di Kamakura, per essere decapitato ma un globo di luce attraversò il cielo fermandosi sul luogo dell’esecuzione, per poi sparire nel nulla. Questo evento miracoloso rese impossibile l’esecuzione e il Maestro venne esiliato nella remota isola di Sado.
Durante questo esilio, Nichiren rivelò la sua vera identità. Egli non fu altro che la reincarnazione del Bodhisattva Jogyo, colui che aveva ricevuto dal Signore Buddha l’incarico di propagare il Dharma nell’epoca della Fine del Dharma.
(Liberamente tratto da uno scritto del Reverendo Ryoko N. Tini, della scuola buddhista “Honmon Butsuryushu” del Buddhismo di Nichiren)
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Nichiren